Alberto Puig, team manager Repsol Honda, parla del suo infortunio risalente al 1995 e della sua attività manageriale al fianco di Marc Marquez.
Alberto Puig è al lavoro per archiviare subito la deludente stagione 2020 e ripartire con il nuovo arrivato Pol Espargarò, in attesa del ritorno di Marc Marquez. Il team manager del team Repsol Honda rappresenta una pietra miliare nella storia del gruppo giapponese, prima come pilota poi come manager, lavorando al fianco di fuoriclasse del calibro di Dani Pedrosa, Casey Stoner e Marc Marquez.
In un’intervista condotta da Matt Oxley su Bikemagazine, Alberto Puig confessa di aver consigliato ai giovani piloti come Pedrosa e Stoner di assumere il piglio del combattente, perché “il motociclismo è uno sport brutale”. La filosofia di Puig è chiara: combattere e lavorare duro per andare lontano ed essere un top rider, dal momento che nulla arriva per caso. “Quello che ho cercato di dare a questi giovani è serietà, passione e costanza. E non solo con il blah, blah, blah, ma anche con i gesti”.
Nella sua carriera da pilota ha subito un bruttissimo incidente nel 1995, ha ottenuto la sua prima vittoria al GP di Spagna a Jerez, ma durante quella stessa stagione ha subito un incidente a Le Mans: “Tutto nella gamba è stato distrutto, i nervi sono stati tagliati, la caviglia e tutte le dita dei piedi frantumate, ho perso tutto il muscolo e poi l’osso si è infettato”. Puig è rimasto così per tre anni, fino a quando non hanno rimosso l’osso e hanno messo un innesto da un animale. Che tipo di animale? Una mucca. “La mia gamba è vacca, è pazza! Mi hanno operato due volte e finalmente ho capito che non potevo più essere competitivo perché ora la mia gamba funziona solo come un bastone”.
Da allora ha continuato a lavorare nell’ambiente delle corse, ha fatto da coach ai giovani piloti, scoperto talenti. “Ho dovuto cambiare completamente il mio carattere. Quei ragazzi non sapevano niente, quindi invece di tenere tutto quello che sapevo per me, l’ho dato a loro. In questo modo avrai la possibilità di dimenticarti di te stesso e riceverai comunque una grande ricompensa quando vedrai vincere questi ragazzi”. Adesso ha il piacere di lavorare al fianco di uno dei più grandi campioni di tutti i tempi, Marc Marquez, anche lui reduce da un infortunio. “Tutti i campioni sono speciali, ma Marc è un’altra cosa. Con Marc tutto è su un altro pianeta . Ovviamente, dal punto di vista delle corse, il ragazzo è un animale. Quando si mette il casco ed esce in pista, sai che sta per succedere qualcosa, qualcosa di speciale. E quando gli parli sai che non sta giocando, ma è molto, molto facile lavorare con lui, perché non è mai diventato una superstar”.
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