Iniziata la sua nuova carriera nel motocross, Andrea Dovizioso si toglie ancora qualche sassolino dalla scarpa sullo scorso anno in Ducati
È cominciata questo weekend la nuova vita agonistica di Andrea Dovizioso. Abbandonata (almeno per ora) la MotoGP, il campione forlivese è sceso in pista a Rivarolo Mantovano per le prime prove del campionato regionale Uisp di motocross, conquistando un sesto e un quinto posto.
Quella per le ruote tassellate non è solo una passione per Dovi, ma un’avventura che affronta con il consueto professionismo: “È una cosa che sto prendendo molto seriamente, con questo sport non si scherza: mi alleno anche più di prima”, ha raccontato ai microfoni del quotidiano La Repubblica. “Diversamente, ecco. Il mio primo obiettivo non sono i risultati, no. Voglio godermi sino in fondo questa passione, prendermi tutto quel che dà. Respirare. Sono felice, oggi”.
In questa diversa realtà, Andrea ritrova dunque il sorriso dopo la molta sofferenza patita lo scorso anno, in una stagione complicata sia per le note vicende della pandemia, sia per la crescente tensione interna al suo box che alla fine ha portato al divorzio dalla Ducati. “Avrei potuto giocarmi ancora il campionato”, afferma. “Però alla Ducati si era fatto tutto troppo pesante, avevo bisogno di serenità”. La porta del Motomondiale non è ancora chiusa del tutto: “Sono fortunato, non ho bisogno di soldi. Ci sono cose più importanti, nella vita. Ma se mi proporranno un progetto giusto e potrò tornare a battermi per il podio, nel 2022 sarò di nuovo in pista: perché no?”.
Qualche sassolino dalla scarpa, però, Dovizioso coglie l’occasione per toglierselo ancora, in particolare con chi ha reso sempre più complesso il suo lavoro negli ultimi anni del lungo sodalizio con la Rossa di Borgo Panigale. “Velocità, intensità, grip, elettronica: in MotoGP è tutto bellissimo”, spiega. “Però godi soprattutto se ottieni i risultati. Nel 2020 non sono arrivati. Non riuscivo a vivere in maniera tranquilla: in Ducati avevo rapporti buoni con tutti, tranne con una persona”.
Il riferimento, con ogni probabilità, non è ad una persona qualunque, bensì proprio al direttore generale del reparto corse della Casa bolognese, Gigi Dall’Igna. Accusato fra le righe da Dovi, che pure non lo nomina mai in prima persona, di non aver mai colto le sue indicazioni tecniche: “Il limite della moto era sempre lo stesso, da anni. Volevo dire la mia ma non venivo mai ascoltato”. Brutti ricordi, ma che per fortuna ormai fanno solo parte del suo passato.
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