Marco Melandri racconta del suo rapporto con Valentino Rossi, ma anche con Max Biaggi e Casey Stoner. L’ex pilota svela interessanti aneddoti.
Dopo un primo ritiro nel 2019, Marco Melandri si è definitivamente ritirato dalle corse nel 2020. Una lunga carriera fatta di momenti belli e altri difficili.
Sicuramente sognava un finale migliore, però si è tolto le sue soddisfazioni. Ha vinto un titolo mondiale nella classe 250, ha conquistato cinque gran premi in MotoGP laureandosi vice-campione del mondo nel 2005 ed è il pilota italiano con più gare vinte (ventidue) in Superbike, dove è stato vice-campione nel 2011 all’anno di esordio e ha sfiorato il titolo nel 2012.
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Melandri in un’intervista concessa a Gazzetta Motori ha parlato degli avversari principali che ha avuto nel corso della sua carriera. È partito da quando correva nelle classi inferiori del Motomondiale: «In 125 c’era un pilota fortissimo che si chiamava Tomomi Manako, ho imparato tanto da lui. Lottare contro Harada che era un mio idolo, gli italiani fortissimi come Biaggi, Rossi, Capirossi è stato una soddisfazione soprattutto quando a volte li battevo. Melo porterò dietro tutta la vita».
L’ex pilota ha spiegato il rapporto con Max Biaggi, col quale ci furono delle tensioni nel Mondiale Superbike: «Con lui ho un rapporto particolare perché realisticamente io non lo conosco. L’ho conosciuto in pista, tra piloti si parla poco. Quando si hanno obiettivi comuni è difficile riuscire a legare. Ognuno vuole prevalere sull’altro. Abbiamo avuto screzi in pista. Mi è sembrato sempre abbastanza timido e insicuro, molto chiuso e sulle sue».
Successivamente ha parlato del legame con Valentino Rossi, inizialmente molto forte e poi rotto: «Abbiamo avuto una storia molto particolare. Ci conosciamo sin da piccoli, è il pilota che più conosco. Siamo stati molto amici da bambini, andavamo alle gare insieme e gli prestavo anche la mia moto per correre a volte. Siamo cresciuti insieme, poi a un certo punto è diventato tutto complicato. Venivo sempre paragonato a lui, venivo dopo di lui, ero considerato quello che copiava e che faceva meno di lui perché vincevo meno. Non è stato facile. Quando ci siamo trovati contro in MotoGP il business ha preso il sopravvento sulla relazione umana. Avevamo idee diverse su vari aspetti e ci siamo persi per strada. Da parte mia la stima e il rispetto non verranno mai a mancare».
Nel 2008 il ravennate ha vissuto un anno difficilissimo in MotoGP con la Ducati e nel box aveva un compagno fenomenale come Casey Stoner, di cui parla molto bene: «Personaggio complicato, indecifrabile anche per lui stesso… Ma un talento spropositato, in moto faceva cose senza neanche rendersene conto. Sapeva fare la cosa giusta al momento giusto. È stato bello essere vicino a lui nel garage perché ho imparato cose che non potessero essere reali. Al tempo stesso era uno strano, insicuro e chiuso. Passavi dall’essere come un fratello a un totale sconosciuto. Perché con la Ducati andasse forte solo lui non lo so, secondo me non lo sa neppure lui. Era perfetto per quella moto, la interpretava come nessuno è mai riuscito a fare dopo».
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