La F1 privilegia soltanto i bianchi o certe nazioni? Il capo della massima serie Domenicali risponde a tono alle accuse.
A far partire la discussione sul tema, in tempi non sospetti, era stato Lewis Hamilton il quale, in più di un’occasione, aveva puntualizzato di essere una sorta di antesignano, un caso più unico che raro di nero capace di fare carriera nel motorsport.
Va detto che alle parole il sette volte iridato ha fatto corrispondere i fatti, tanto da dare vita, assieme a Toto Wolff e alla Mercedes, ad una fondazione per agevolare il percorso di chiunque abbia voglia e interesse di impegnarsi nel mondo delle automobili.
Interrogato dai media britannici sull’argomento, il neo CEO del Circus Stefano Domenicali ha negato qualsiasi problematica o preconcetto legato al colore della pelle all’interno della categoria da lui gestita.
“Personalmente non percepisco diseguaglianze. Al contrario, se in passato il nostro sport si focalizzava in Europa, oggi ci stiamo espandendo ovunque”, ha spiegato al Daily Mail. “Quindi il multiculturalismo è in crescita”.
Come ben sappiamo lo scorso anno, a seguito dell’uccisione dal parte di un poliziotto di Minneapolis dell’afro-americano George Floyd la F1, su invito di Ham, aveva cominciato ad adottare la pratica dell’inginocchiamento, molto utilizzata negli Stati Uniti, per protestare contro ogni forma di discriminazione. Tuttavia, come confermato dal manager imolese, il pre-gara potrebbe cambiare già dal primo GP del Bahrain in programma a fine marzo.
“Mettersi in ginocchio ha un senso differente a seconda dei Paesi dove ci si trova o da cui si proviene. Ne discuteremo con i piloti. Comunque preferiremmo non concentrarci su un solo gesto”, ha affermato l’ex Ferrari e Lamborghini.
“La piattaforma a disposizione nei minuti antecedenti ai GP è importante. Però il messaggio deve essere relativo ai valori e non politicizzato”, ha chiosato ribadendo comunque l’intenzione di agire in maniera concreta.
Chiara Rainis
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