Ottavo al termine del GP del Bahrain Sainz spiega perché non ha voluto essere aggressivo nella sua prima apparizione Ferrari.
Ha preferito non correre rischi inutili e tagliare il traguardo nella posizione da cui è partito. Carlos Sainz a Sakhir si è comportato discretamente, senza guizzi, né manovre particolari. Di certo il suo non è stato un GP alla Yuki Tsunoda o alla Sergio Perez, tanto per fare due nomi, ma il compitino di portare a casa la macchina e possibilmente piazzarla in zona punti lo ha dignitosamente rispettato.
“Nei primi giri ho subito le turbolenze per cui sono stato passato da vetture più lente come Alpine e Aston Martin. Poi però mi sono ripreso mostrando di avere un passo migliore delle McLaren“, ha raccontato ad AS.
Perché il #5 ha preferito non attaccare
La paura di fare figuracce e trovarsi in un incidente hanno successivamente bloccato il 26enne, il quale ha comunque promesso che si rifarà nei round successivi.
“Era troppo importante per me terminare la gara”, si è giustificato per un approccio lontano da quello battagliero tenuto nella sua permanenza in McLaren. “In ogni caso nel secondo e nel terzo stint, con l’aria pulita sono stato uno dei più veloci”.
Che il madrileno abbia avuto paura di essere ribattezzato Vettel-bis? Può essere dato che in serata il boss Mattia Binotto si è sentito in dovere di elogiare la sua consistenza inviando una frecciata neppure troppo velata al tedesco.
Intenzionato a conoscere maggiormente la sua SF21 prima di spremerla a fondo, il figlio d’arte si è detto piacevolmente colpito dalle sensazioni avute al volante sia in qualifica, sia sulla distanza ricordando quanto al termine della passata campagna, lui che indossava i colori di Woking, non avesse difficoltà a sverniciare la Rossa.
Per adesso la situazione non sembra tanto dissimile da quella del 2020, ma è evidente che a Maranello abbiano delle informazioni in più per cui essere fiduciosi.
Chiara Rainis