Il team principal della Ferrari, Mattia Binotto, analizza la crescita prestazionale della sua squadra e i passi in avanti ancora da compiere
Il motore, sempre il motore si ritrova al centro dei sogni e degli incubi della Ferrari. Quel motore che l’aveva portata a volare in rettilineo e a stravincere sui circuiti veloci nel 2019. Quel motore le cui ali sono state tarpate dalla Federazione, a seguito dell’inchiesta sulle presunte irregolarità, e che è stato il motivo della crisi del 2020.
Quello stesso motore sul quale gli ingegneri di Maranello hanno lavorato nel corso dell’inverno, per farne oggi la chiave dell’auspicata rimonta di questa stagione. Qualche passo in avanti sotto il profilo della potenza e dunque delle prestazioni, in effetti, si è visto al debutto stagionale nel Gran Premio del Bahrain.
Ma ancora non basta, come ammette candidamente il team principal Mattia Binotto: “Non abbiamo ancora tutti i dettagli da analizzare, ma credo che ancora ci manchi qualcosa in ogni area”, ha dichiarato ai microfoni del quotidiano sportivo spagnolo As. “Ci manca ancora qualcosa nel motore, anche se meno di prima. Ma siamo ancora indietro, perciò spero che ci potremo avvicinare ancora di più il prossimo anno, con un altro nuovo propulsore”.
Ci sono ancora dei cavalli da recuperare, dunque, ma i primi segnali sono positivi: “Non farei distinzioni di area, in generale la macchina è migliorata tutta”, prosegue Binotto. “Sono sollevato, non c’è dubbio, perché ci troviamo in una condizione più appropriata, che è più sana per permettere al team di lavorare con maggiore calma”.
Ora, mentre i tecnici si impegnano nello sviluppo della monoposto di quest’anno, parallelamente il Cavallino rampante lavora sodo in vista della rivoluzione regolamentare prevista per il prossimo: “Sappiamo che non lavoreremo molto su questa macchina”, chiosa l’ingegnere italo-svizzero. “Siamo concentrati sul 2022 e immagino che lo stesso valga anche per i nostri avversari”.
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