Per il Dottore la stagione numero 26 nel Motomondiale. Rossi non vuole dire basta, ma i “consigli” per un addio aumentano. Cosa farà?
Le primavere sono ormai 42. Ma Valentino Rossi è sempre lì, in MotoGP. Per la stagione numero 26 è al via del Motomondiale e le attenzioni su di lui non sembrano scemare. Anche se stavolta, come capita sempre più spesso, a far discutere è il suo futuro nella classe regina e non solo.
Il primo weekend in Qatar è stato in chiaroscuro per il Dottore. Dopo prove in crescendo e un sabato da vecchio leone, con un quarto posto in griglia che ha fatto gridare al miracolo, ecco che la domenica è stata come troppe volte gli è capitato nelle ultime stagioni. Dodicesimo posto e il solito vecchio problema, quello del surriscaldamento della gomma posteriore con conseguente usura precoce dello pneumatico.
Un problema a cui Vale e il suo box non riesce a mettere una pezza, seppur passino le stagioni. Da una parte c’è la Yamaha, che non è riuscita a risolvere pienamente il difetto della M1, ma su cui piloti come Vinales, Quartararo e Morbidelli negli ultimi anni, con alterne fortune, sono riusciti a superare. Un parte cambiando lo stile di guida, dall’altra andando oltre il problema stesso. Forse merito della giovane età e di quella spensieratezza che ti permette a volte di andare oltre i propri limiti e le difficoltà della propria moto.
Dal canto suo Rossi ha provato negli anni a stravolgere la sua M1, convinto di poter risolvere il problema, ma senza l’aiuto degli ingegneri Yamaha. Un discorso questo venuto fuori fragorosamente dopo il podio di Jerez dello scorso anno, che di fatto però non portò a chissà quale nuova filosofia di lavoro dei tecnici di Iwata. Tanto che poi a fine stagione è arrivata anche la rottura col Dottore, “relegato” in Petronas anche se con una moto ufficiale.
L’inizio di stagione sembra dare ragione alla Yamaha. Vinales addirittura si dimostra felice ora dello sviluppo, finalmente “lineare”, della moto della casa giapponese, che non è costretta ad ascoltare voci diverse come forse lo era quella del Dottore. Ma il problema di Quartararo lascia ancora dei dubbi sulla bontà della strada intrapresa.
Dall’altro lato Rossi ha cambiato anche il suo stile di guida, ma con scarsi risultati al momento. Ed ecco allora ritornare il solito motivetto: “Smette o non smette?”.
“Ora largo ai giovani. Adesso basta. Da più di tre anni non vince una gara e l’ultimo mondiale lo ha vinto nel 2009. Lui ha sempre corso per vincere, ma ora corre per arrivare. Non ce l’ho con Valentino, ma con continua a trovargli delle scuse”, il commento dell’ex campione Marco Lucchinelli. L’ultimo però di una lunga serie. Da almeno un paio di stagioni lo dice anche un grande come Giacomo Agostini: “Non siamo eterni, un giorno arriverà anche lui a smettere. Dovrà dire anche lui addio, non si può continuare all’infinito. Più che segnali, sono i fatti che contano. Una volta vinceva tutte le domeniche, ora è molto difficile e qualcosa c’è. Da Maradona a Pelè tutti arrivano ad un punto in cui devono smettere. Quando l’ho fatto io, ho pianto tre giorni. Ci vuole forza. Devi essere intelligente, come ha fatto Lorenzo, che ha detto che non vale più la pena”.
Le critiche ora però arrivano anche da chi è ancora dentro il paddock, velatamente o meno. Lui ha ammesso che deciderà prima della pausa estiva e che parleranno i risultati. Ora sta a lui far vedere che davvero può lottare per qualcosa d’importante, magari non il Mondiale ma per la vittoria delle corse. L’entusiasmo sembra non bastare più. La concorrenza aumenta di giorno in giorno e la stella di Rossi rischia sempre più di sbiadirsi così. E non lo merita.
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