Lewis Hamilton si confessa in una lunga intervista e racconta i suoi punti di forza che gli hanno permesso di vincere sette titoli mondiali
La ricetta del campione. Lewis Hamilton la conosce bene, dall’alto dei suoi sette campionati del mondo vinti in Formula 1. Non è facile e nemmeno immediato raggiungere i livelli di perfezione toccati dall’anglo-caraibico.
Per riuscirci bisogna che vadano al posto giusto tanti piccoli tasselli del mosaico: “C’è una quantità davvero, davvero vasta di cose”, racconta Hamilton nel corso di una lunga intervista ai microfoni della rivista Wired Uk. “Per poter portare il team e la vettura alla posizione in cui sono in grado di portarli ci vuole un’enorme quantità di lavoro. Insieme facciamo molti sacrifici e molti compromessi”.
Uno di questi elementi è, naturalmente, la sensibilità di guida: “Diventi una cosa sola con la vettura”, prosegue Lewis. “Immagino che sia molto simile a domare un toro, anche se non mi è mai capitato di farlo! La macchina non vuole fare alcune delle cose che tu vuoi farle fare”.
Domare un animale imbizzarrito come una monoposto di Formula 1 è dunque un’impresa complicata: “Quando sei alla guida di una macchina è tutto molto caotico. Succedono tante cose, in modo incostante. Tutti i sensi che abbiamo sono stimolati al massimo. È come se stessi lavorando con un organismo vivente, che ha una breve aspettativa di vita. Il modo in cui tratti la macchina, in cui la metti a punto definisce la distanza che potrà percorrere, e comprendere quanto sei in grado di spingerla ad ogni curva è una scienza in se stessa”.
Un altro ingrediente del successo è l’allenamento infinito: “Dicono che ci vogliano circa diecimila ore per diventare eccellente in un’attività”, aggiunge il portacolori della Mercedes. “Io ho iniziato quando avevo otto anni. Ed in ogni singolo weekend faccio pratica, pratica, pratica”.
Ma quando gli si chiede quale sia l’aspetto che fa davvero maggiormente la differenza, Lewis Hamilton ha le idee chiare: “Credo che ciò che mi rende il pilota che sono oggi sia, sì, l’abilità, ma direi anche la fame. Sono così grato per questa. Se non l’avessi, non potrei guidare nel modo in cui guido oggi”.
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