Jacques Villeneuve, buon compleanno! 50 anni di talento e sincerità

Campione negli Usa e in F1, un talento vero Villeneuve, capace di grandi imprese ma anche di liti furiose fuori dalle macchine per la sua lingua “tagliente”

Jacques Villeneuve, campione del mondo F1 nel 1997 (Photo by Julian Finney/Getty Images)

Se parliamo di normalità, Jacques Villeneuve è uno di quei piloti che forse non la conosce. Essere figli di un mito come Gilles comporta tanta attenzione e critiche. Un po’ come sta vivendo ora sulla sua pelle Mick Schumacher. Ma ora che è arrivato al traguardo dei 50 anni possiamo dirlo: Jacques ha saputo convivere bene con tutto questo e con la figura ingombrante del papà. E ha saputo crearsi una carriera ricca di soddisfazioni. Perché di talento ne ha sempre avuto.

Gli inizi di Jacques Villeneuve

Con un papà come Gilles Villeneuve, Jacques non poteva non crescere a pane e velocità. E il debutto arrivò ben presto. Decisivo fu lo choc avuto con la morte del mito ferrarista in Belgio. “In quel momento ho sentito che avrei dovuto gestire da solo la mia vita. Questo mi ha dato una grande determinazione che mi ha fatto crescere e mi ha dato la forza di superare i tanti ostacoli di una carriera difficile”, ha sempre detto di quell’episodio.

Appena due anni dopo la morte del padre, Jacques Villeneuve, allora tredicenne, decise di fare dei motori la sua vita. Il battesimo in pista avvenne a Imola, dove i proprietari del tracciato rimasero impressionati nel vederlo esibirsi su un kart, così come su una Formula 4. L’esordio vero e proprio arrivò in Formula Ford, ma poi ha continuato con l’Alfa 33, prima dello sbarco nella Formula 3 italiana nel 1989, dove vi rimase fino 1991 quando passò alla Formula Nippon.

La svolta negli Usa

Il salto decisivo Jacques Villeneuve lo ha compiuto negli Usa: prima la Formula Atlantic, per prendere le misure, poi nel 1994 approdò campionato CART. Nonostante fosse giovanissimo, non deluse le aspettative. Col numero 27, quello di papà Gilles, si impose come Rookie of the Year (miglior esordiente), ottenendo anche la sua prima vittoria nella gara di Elkhart Lake e il secondo posto nella 500 Miglia di Indianapolis. Ed è qui che l’anno successivo entrò nella storia, vincendo la gara in modo incredibile. Al trentottesimo giro, dopo il caos dei pit stop, si ritrovò in testa ma non si accorse di aver sorpassato la pace car e venne punito con due giri di penalità. Senza batter ciglio però il canadese recuperò tutti fino ad arrivare al trionfo. Fu la ciliegina sulla torta di una stagione che, con altri tre successi, gli consegnò il titolo di campione Cart.

F1, tra successi e scelte sbagliate

I trionfi negli States fecero drizzare le orecchie a più di un uomo in Formula 1. Ad approfittarne prima di tutti però fu Frank Williams, che gli offrì l’opportunità di girare a Silverstone, su una Williams FW17, per tre giorni di prove nell’agosto 1995. Ovviamente Villeneuve non deluse, tanto che strappò un contratto di due anni e debuttò nel ’96 nel Mondiale, al fianco di Damon Hill. Sfrontato e aggressivo, un tipo alla Alan Jones, lo definì sir Frank. Al debutto in Australia pole e secondo posto, poi un campionato sempre in lotta con Hill chiuso al secondo posto alle spalle dell’inglese, merito di 4 successi.

Nel 1997, dopo un anno di apprendistato, arrivò anche il titolo, quello che non riuscì a papà Gilles. Sette vittorie e un terzo posto gli valsero il primo posto in campionato, raggiunto all’ultima gara a Jerez dopo una lotta feroce contro l’acerrimo rivale Michael Schumacher, culminata con il famoso contatto che mandò fuori il tedesco della Ferrari. Il ’98 non riuscì il bis iridato ,anche per colpa dei tanti cambiamenti poco felici in Williams.

Ma Jacques si sarà era puro istinto sia in pista che fuori. Per questo nel ’99 tentò l’azzardo Bar-Honda, sicuro di poter far bene anche con una scuderia appena nata. E invece in cinque stagioni solo due terzi posti (nel 2001). Nel 2004 solo una rapida quanto incolore esperienza alla Renault, prima dell’avventura in Sauber, dove collezionò solo 16 punti in due stagioni.

Nascar, Formula E e il rimpianto Le Mans

Per Villeneuve, dopo l’addio alla F1, altre esperienze tra Usa ed Europa. Prima la Nascar, poi la formula Indy, ma anche puntante nel mondiale rally e nella Formula E, senza grandi acuti. In mezzo anche le esperienze con la 24 ore di Le Mans, mai portata a casa e grosso rimpianto di Jacques, perché con un successo avrebbe potuto eguagliare il record (ancora imbattuto) di Graham Hill, l’unico pilota ad aver vinto la 500 miglia di Indianapolis, il Campionato Mondiale di Formula 1 e la 24 Ore di Le Mans.

Ferrari, un amore mai sbocciato

Se c’è un rimpianto, almeno da parte dei tifosi della Ferrari, è quello di non aver visto Jacques con la Rossa. E pensare che lui si è sempre visto da piccolo con una macchina di Maranello in pista. Però vuoi per la rivalità con Schumi e le polemiche al veleno tra Williams e Ferrari, quel matrimonio non si fece mai. Un avvicinamento c’è stato, nel 2012, quando Jacques provò a Fiorano la 312 T4 appartenuta al padre a 30 anni dalla tragedia di Zolder. Un momento toccante per tutti, in primis per lui, ma anche un modo per l’allora presidente Montezemolo di provare a “fare pace” con quel figliolo che mai arrivò a competere con la rossa, come tanti volevano.

Commentatore “tagliente”

Oggi che fa Jacques Villeneuve? Dopo l’esperienza davanti ai microfoni come commentatore tv, compresa Sky Sport in Italia, eccolo tornare in pista nel mondo delle Nascar Whelen Euro Series 2021 con la scuderia Academy Motorsport-Alex Caffi Motorsport. Ma non risparmia comunque i suoi colleghi delle Formula 1 con le sue “sentenze”. Perché la lingua Jacques ce l’ha sempre avuta tagliente, forse troppo, tanto da crearsi sin troppi nemici nel paddock. Ma questo è il prezzo da pagare quando si è sinceri. E allora tanti auguri Jacques Villeneuve.

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Jacques Villeneuve con la Williams (Credit: Ben Radford/Allsport UK)
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