La sostanziale parità tecnica raggiunta tra Mercedes e Red Bull fa tornare in primo piano il fattore umano dei piloti in Formula 1
Ci è voluto un cambio di regolamento tutt’altro che limpido per portarci in questa situazione. Un taglio al fondo vettura che ha penalizzato di più la dominante Mercedes rispetto all’inseguitrice Red Bull, per via di una complicata questione aerodinamica dovuta alla maggior inclinazione dell’assetto della Lattina (quella che, in gergo, viene chiamata rake).
Con il sospetto, nemmeno troppo pellegrino, che la Federazione internazionale dell’automobile l’abbia deciso apposta, quell’intervento, proprio per penalizzare la squadra che aveva monopolizzato gli ultimi sette titoli iridati di fila. Non sarebbe la prima volta in cui si modificano le regole in corsa, proprio per dare una mano allo spettacolo. Beh, se questo era l’intento di Jean Todt e soci, non possiamo far altro che riconoscere che ci sono riusciti in pieno.
I primi due Gran Premi della stagione 2021 di Formula 1 ci hanno regalato una battaglia tra Mercedes e Red Bull come non ne vedevamo da anni. Ad armi pari, con la speranza che possa regalarci un campionato combattuto e incerto fino alla fine. Con un ulteriore effetto collaterale molto positivo: raggiunta, più o meno, la parità tecnica, è tornato ad emergere il fattore pilota.
Fin qui, infatti, tutti i risultati sono stati determinati da errori umani. Il taglio della curva di Max Verstappen durante il sorpasso a Lewis Hamilton gli è costato la vittoria nel Gran Premio del Bahrain. Le sue sbavature durante i giri buoni di qualifica lo hanno privato della pole position a Imola.
E poi, naturalmente, l’uscita di pista del campione del mondo in carica durante il Gran Premio dell’Emilia Romagna ha consegnato su un piatto d’argento la vittoria al suo rivale. Non avendo più una vettura nettamente superiore alle altre, la Formula 1 può tornare ad essere una competizione di pura guida. Ed era ora, ci verrebbe da dire.
Da un lato abbiamo un Verstappen che, con la vittoria di ieri, si è sbloccato, e chissà dove potrà arrivare. Dall’altro un Hamilton che, per la prima volta dai tempi di Rosberg, si ritrova un vero contendente alla corsa per l’iride. E, forse non a caso, torna a mostrare qualche crepa in quella che sembrava una solidità granitica, almeno fino a quando non era costretto a spingere davvero al limite.
Insomma, una F1 fatta non di robot, ma di personaggi, di persone. E se in mezzo ci scappa anche una spallata nel parco chiuso tra Verstappen e Hamilton e uno schiaffo e un dito medio tra Bottas e Russell, tanto meglio. Noi siamo qui, pronti a goderci questo grande show. Ci era mancato.
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