È stata la casa di Noale a credere per prima in Valentino Rossi. E lui l’ha ripagata con due titoli iridati. Ripercorriamo i primi anni del Dottore nel Motomondiale
“Certi mori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”, canta Antonello Venditti in uno dei suoi classici. E lo sa bene Valentino Rossi, che dopo aver ritrovato la Yamaha nel 2013 dopo il biennio fallimentare in Ducati, potrebbe dire addio alla casa di Iwata per il suo primo amore.
Il Dottore infatti potrebbe davvero sciogliere la sua lunga collaborazione con la Yamaha, alla fine di questa stagione per riannodare i fili di un matrimonio che risale ancor più lontano nel tempo: quello con la Aprilia.
Un amore quello con la casa di Noale scoccato nel 1996, quando Rossi esordì nel Motomondiale, in sella a un’Aprilia RS 125 R del team privato AGV. Subito un sesto posto in Malesia, così, tanto come antipasto. Poi due quarti posti a Jerez e al Mugello, prima del podio (il primo) in Austria. E a Brno la sua prima vittoria, preceduta al sabato dalla sua prima pole position. Una stagione incredibile per un debuttante, chiusa al nono posto della classifica generale.
Ma è parso chiaro fin da subito che Valentino Rossi potesse subito essere protagonista. E nel 1997 non deluse le attese. Passato alla squadra ufficiale Aprilia Racing, arriva subito il titolo Mondiale. 321 punti sono il segno di un campionato dominato in lungo e in largo, nonostante la pattuglia dei rivali fosse nutrita e feroce.
Il campione di Tavullia costruì il suo titolo iridato grazie a 11 vittorie su 15 gare (Malesia, Spagna, Italia, Francia, Olanda, Imola, Germania, Brasile, Gran Bretagna, Catalogna e Indonesia), oltreché un secondo posto in Austria, un terzo posto in Repubblica Ceca e quattro pole position (Malesia, Paesi Bassi, Imola e Germania).
Dopo il primo Mondiale, per Rossi si spalancano subito le porte della 250. L’adattamento all’Aprilia della nuova classe non è semplice. Due ritiri nelle prime due gare del 1998, dove corre inizialmente all’interno del team privato Nastro Azzurro. Poi tre secondi posti a Jerez, Mugello e Le Mans fanno capire che il periodo di prova è terminato. Il primo successo arriva a metà stagione ad Assen, poi altri quattro trionfi tra Imola, Catalogna, Australia e Argentina, oltre ad altri podi lo piazzano a fine anno al secondo posto con 201 punti alle spalle di Loris Capirossi. Solo 23 i punti di distanza tra i due. A pesare sono i cinque ritiri in stagione rimediati dal Dottore, che altrimenti avrebbe potuto subito giocarsi il titolo.
Ma è solo un appuntamento rimandato al 1999. Proprio come in 125, Rossi, dopo il primo anno di “pratica”, ottiene la promozione con lode nel team ufficiale. E il risultato è lo stesso: il titolo Mondiale. Il dominio è netto: nove vittorie (Spagna, Italia, Catalogna, Gran Bretagna, Germania, Repubblica Ceca, Australia, Sudafrica e Brasile), due secondi posti (Olanda e Imola), un terzo posto in Argentina e cinque pole position (Malesia, Francia, Paesi Bassi, Germania e Argentina). Tōru Ukawa e Capirossi non possono nulla contro il talento del giovane pesarese.
Aprilia-Rossi è un binomio vincente, dentro e fuori dalla pista. Ma la 500 chiama e alla fine l’amore è destinato a interrompersi con il passaggio nella classe regina e alla Honda. E’ qui però che Rossi ha creato il suo mito. E chissà che il destino non voglia che il cerchio si chiuda proprio con un nuovo matrimonio, da pilota o da manager. In ogni caso sarebbe una bella storia, tutta da scrivere. E da vivere.
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