L’ex patron del Circus Ecclestone punge FIA e Liberty per gli ultimi provvedimenti presi per movimentare le gare.
In una F1 ormai ridotta all’osso in termini di contenuti, per fortuna che ci sono personaggi come lui ed Helmut Marko. Sempre pronti a parlare. A dire la loro su tutto.
Ma se il talent scout è spesso impegnato in polemiche e in frecciate al rivale di turno, l’ex Supremo della F1 non perde occasione per criticare chi è arrivato dopo di lui. A favore o a torto che sia il 90enne non manca mai di giudicare il lavoro fatto dai suoi successori per abbellire la creatura da lui plasmata.
No alla nuova qualifica
Mentre ormai tutti i piloti se ne sono fatti una ragione, e dunque hanno accetto di dover prendere parte ad un mini GP al sabato pomeriggio al posto del classico turno per stabilire l’ordine di partenza, il manager inglese, dapprima ha accolto con favore la novità e in seguito l’ha bollata come un nonsense.
Felice che non sia stata approvata la griglia invertita, rea altrimenti di “snaturare lo sport” e di “punire il migliore anziché premiarlo”, l’ex capo della F1 ha completamente cambiato idea sulla cosiddetta “sprint qualifying”.
A suo avviso andrà a marcare ancora di più il vantaggio delle monoposto più veloci, allargando ulteriormente la forbice tra grandi e piccoli, dato che a chi vince la corsa da 100 km vengono attribuiti 3 punti extra.
“Chi si aggiudica l’evento del sabato e scatta al palo andrà a pregiudicare l’esito della classifica driver al termine della stagione”, ha argomentato a Sport1, scettico sull’utilità di un simile format. “A mio avviso al vincitore doveva essere dato un bonus da 10 e poi nel gran premio avrebbe dovuto partire decimo, così da dimostrare le sue vere abilità”, ha quindi lanciato una proposta non dissimile dalla criticata reverse grid.
Chiara Rainis