Mattia Guadagnini quest’anno correrà in MX2 con il team KTM, lo stesso di Cairoli. Noi di TuttoMotoriWeb.it lo abbiamo intervistato per voi.
Dopo l’exploit di Tony Cairoli il motocross italiano ha vissuto un periodo di magra. Ora però una nuova infornata di giovani sogna la MXGP. In particolare Mattia Guadagnini è da poco approdato al team factory KTM per il suo esordio in MX2, lo stesso dove corre proprio il fuoriclasse di Patti.
Dopo aver impressionato nelle categorie minori Guadagnini è pronto a stupire ancora anche in MX2 per conquistarsi in futuro la promozione in MXGP. Il talento c’è e anche la testa. Naturalmente De Carli non poteva lasciarsi sfuggire un talento così cristallino e lo ha subito messo sotto contratto. Noi di TuttoMotoriWeb.it lo abbiamo intervistato per voi.
Raccontami un po’ queste tue prime sensazioni nel team KTM.
È sempre stato il mio sogno, questo è tutto un mondo nuovo per me, mi sto abituando. L’ambiente è bellissimo e ci sono grandissime persone al mio fianco. Mi stanno dando una grande mano nel mio percorso di crescita. Soprattutto Claudio De Carli e Davide hanno molta esperienza e sanno cosa fare per migliorare un pilota. Avere poi due compagni di team come Prado e Cairoli mi aiuta sicuramente a spingere di più. Credo di avere tutto quello di cui ho bisogno per arrivare al top e fare il meglio possibile.
Senti ti va di raccontare il dietro le quinte? Come è nata questa trattativa con KTM?
Io l’anno scorso ero un pilota Husqvarna, avevo un contratto direttamente con KTM Husqvarna, quindi diciamo che ero già nell’ambiente semi-ufficiale. Avevo il supporto direttamente da Husqvarna che mi offriva dei motori buoni che erano a metà strada tra l’ufficiale e l’originale. Avevo già un rapporto con la casa. Questo è stato d’aiuto perché con i buoni risultati, mettendomi in mostra con i campionati europei sono entrato in contatto con De Carli. Lui gestisce la squadra factory KTM, avendo già un contratto con la casa è stato tutto più facile. Questo mi ha permesso di entrare in buoni rapporti e trovare un accordo con la casa per essere messo qui nel team. Da qui è cominciato tutto. La trattativa era nata già a metà dell’anno scorso e poi a fine stagione sono venuto qui a fare i primi test per provare la moto e poi a novembre mi sono trasferito qui e ho cominciato la preparazione.
Una curiosità. Il motivo del tuo numero?
È stata una decisione avvenuta praticamente all’inizio della mia carriera. Avevo il 103 perché mio padre gareggiava anche lui. Faceva il campionato regionale italiano di enduro. Da piccolino ho staccato una sua tabella che aveva il 103 e l’ho messa vicino la biciletta. Quando poi ho avuto la prima moto dovevo scegliere un numero e ho preso il 103. Ho cominciato le prime gare del campionato regionale con il 103 e al secondo anno di gare, quando dovevo passare al campionato italiano l’ho trovato occupato. A quel punto ho dovuto scegliere un altro numero ed ho optato per il 101 che mi piaceva ed era vicino al 103. Da lì poi l’ho sempre tenuto, è importante per me e penso che lo terrò per sempre.
Oggettivamente quali sono gli obiettivi per questa stagione?
Sarà la mia prima stagione nel campionato mondiale MX2, quindi diciamo che le aspettative non sono subito al massimo. L’importante per me è di crescere più possibile e imparare più possibile per poi mettere in pratica tutto ciò in futuro. L’obiettivo mio e penso anche del team è quello di arrivare nella top-3 della classifica del campionato mondiale. Il livello è molto alto, però stiamo facendo un buon lavoro. Abbiamo poi come riferimento Cairoli e Prado che sono due dei migliori piloti al mondo. Avendo anche loro come riferimento penso che possiamo puntare alla top-3 del campionato MX2. Per l’importante sarà migliorare, imparare e dare il massimo.
Da qualche anno si parla di te come astro nascente del motocross italiano. Ti pesa questa etichetta?
No. Di sicuro il motocross in Italia non ha avuto risultati importanti in questi ultimi anni come giovani dopo Tony Cairoli. C’è stato un po’ di vuoto e sono mancati risultati importanti. Ora fortunatamente ci sono un po’ di giovani compreso me. Stiamo crescendo bene, stiamo facendo dei buoni risultati. Spero di continuare così e arrivare al punto in cui sarò un elemento fondamentale per il motocross in Italia.
Negli ultimi anni i piloti arrivati dalla MX2 sono subito andati forte in MXGP, pensi che si sia assottigliata la differenza tra le due categorie?
Sicuramente il livello nella MXGP è altissimo, però anche nella MX2 è molto alto. Gli ultimi anni sono stati molto combattuti e ci sono tanti piloti forti che poi quando fanno il cambio di categoria sono subito nelle prime posizioni della MXGP. Penso che il livello in MX2 sia molto alto. Con il cambio di cilindrata, già dopo qualche gara in cui si prende la moto, i piloti che vanno molto forte vanno veloce anche in MXGP. Penso sia positivo anche per un eventuale futuro passaggio. Speriamo di fare bene.
Chi pensi si giocherà il titolo quest’anno in MX2?
Sicuramente i primi due dell’anno scorso visto che sono ancora qui. Se la giocheranno. Quindi Vialle e Geerts, che hanno combattuto per il titolo l’anno scorso. Sicuramente lo faranno anche quest’anno. Ci sono tanti piloti forti, che si sono messi in luce l’anno scorso in qualche gara che potrebbero comunque lottare per il titolo come Renaux o comunque tanti altri piloti che sono andati a podio in qualche gara l’anno scorso e quest’anno puntano a fare meglio. Sarà sicuramente bella combattuta.
Hai avuto dei colloqui con Cairoli e Prado? Come ti sono sembrati? Hai qualche aneddoto da raccontarci?
Abitiamo tutti qui vicino a Roma, vicino la base del team. Ho un appartamento a dieci minuti e abito proprio vicinissimo a Tony. Ci vediamo spesso, quasi tutti i giorni, ci alleniamo insieme, ma ci vediamo anche fuori dalla pista. Ci vediamo per andare a fare un giro al mare o andare a prendere un gelato. Il rapporto è molto buono anche oltre la parte professionale. Sono due bravissime persone, molto alla mano, semplici, umili e quindi mi hanno accolto bene nel team. Loro però sono anche amici oltre che compagni di squadra.
Durante gli Internazionali non sembravi ancora a tuo agio sulla moto. Su cosa pensi bisogni ancora lavorare?
Gli Internazionali sono state tre gare un po’ di apprendimento, un po’ un test iniziale per vedere come stavano andando gli allenamenti. Sono serviti per fare una base iniziale per lavorare. Non sono andati come speravo. Non ho avuto risultati eccellenti. Ho avuto un buon ritmo, qualche buona partenza. Ho fatto qualche errore di troppo preso dalla foga per queste gare con il nuovo team. Quelle erano solo gare iniziali e non valevano per il campionato. Il campionato comincia tra molto tempo quindi potremo lavorare. Dopo le tre gare degli Internazionali abbiamo analizzato le cose positive e negative. Stiamo lavorando per migliorarle. È stato un buon inizio. Ovviamente la pressione si è un po’ sentita. Qualche errorino di troppo, ma può succedere. Cercheremo di evitarli durante il campionato.
C’è qualcosa da rivedere ancora sulla moto?
Siamo in continuo sviluppo. Anche in queste settimane stiamo testando nuove cose sulle sospensioni, sull’assetto della moto. Più avanti si va con il tempo più la moto migliora. Ovviamente abbiamo fatto passi avanti e penso ne faremo ancora degli altri prima dell’inizio del Mondiale. Stanno cercando di adattare la moto a me e al mio stile di guida.
Pensi si possa fare qualcosa per migliorare in Italia la visibilità del vostro sport?
Il motocross in Italia dopo Tony è stato un po’ scarso di risultati. Inoltre anche con lui la visibilità è stata scarsa. Anche se abbiamo un nove volte campione del mondo, un pilota unico al mondo comunque in altri paesi il motocross è più popolare. Penso che tutto questo sia dovuto alla visibilità che questo sport riceve dalla tv. Non c’è una diretta che trasmette motocross. La gente che non è appassionata a questo sport è difficile che ci entri. Abbiamo difficoltà ad arrivare a quelle persone che non amano ancora questo sport. Tanti bambini cominciano con il calcio che è uno sport molto più comune e meno costoso. Il motocross è visto diversamente. Se non hai un genitore che è già appassionato di motocross è difficile che ad un bambino nasca la voglia di provarci. Si potrebbe migliorare l’aspetto della visibilità in tv. Spero di contribuire con i miei risultati e aiutare la visibilità del motocross in Italia.
Chi è il tuo idolo?
Sicuramente Tony. Da quando mi sono appassionato a questo sport ero piccolo, avevo 3-4 anni ed era proprio l’inizio della carriera di Tony. Io sono proprio cresciuto guardando Tony e le sue gare, tutti i suoi risultati. Lui è sempre stato il mio pilota preferito. L’ho sempre ammirato e visto come un idolo. Ora, essere nel team con lui è veramente un sogno per me. Ora che lo conosco anche come persona oltre che come pilota lo ammiro ancora di più. Lui è molto umile nonostante abbia ottenuto tutti quei risultati. Sicuramente è lui il mio idolo e spero di potermi avvicinare il più possibile a quello che ha fatto lui.
Ricordi la prima volta che hai visto Tony da vicino?
Me lo ricordo benissimo. Proprio settimana scorsa eravamo con lui e i meccanici e abbiamo condiviso il primo momento vissuto con Tony. Era il 2008, io avevo 6 anni, i miei genitori mi hanno portato a vedere una gara del campionato mondiale a Faenza in Italia. Tony era infortunato, era lì solo a guardare la gara, quell’anno si era fatto male al ginocchio. C’erano tutti i piloti che correvano, ma io cercavo solo Tony. L’ho visto nel paddock e ho chiesto subito una foto con lui. Sono andato con mio papà alla stazione Red Bull dove facevano da mangiare. Era quasi sera. Mi ricordo benissimo che lui è sceso di proposito da questo camion per fare la foto insieme. Quello per me è stato un momento bellissimo e ancora lo ricordo. Vederlo ogni giorno oggi sembra strano, è veramente stupendo per me.
Antonio Russo
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