Lewis Hamilton se la prende con i suoi avversari più giovani, affermando che “la Formula 1 è diventata un club per bambini miliardari”
È un’altra dichiarazione destinata a far discutere, quella che Lewis Hamilton ha affidato oggi ai microfoni del quotidiano sportivo spagnolo As, il quale ha pubblicato un’intervista concessa dal campione del mondo in carica alla vigilia del Gran Premio di Montecarlo.
Nel corso di questa chiacchierata, i giornalisti iberici stuzzicano il portacolori della Mercedes riguardo le sue opinioni sulla nuova generazione di piloti emergenti che si sono affacciati in Formula 1. E la sua risposta è dapprima evasiva.
“Non so se quello che penso io abbia molta importanza, non so se posso giudicare se questa sia una buona o una cattiva generazione”, nicchia l’anglo-caraibico. “Ci sono sempre piloti emergenti: quando capitò a me, arrivai insieme a Nico (Rosberg, ndr) e a Kubica, poco prima era toccato ad Alonso, nel corso dell’era Schumacher… Le epoche si susseguono normalmente”.
Poi, però, Hamilton affonda il colpo e tuona senza mezzi termini contro il fatto che i suoi colleghi sono tutti rampolli di dinastie benestanti, a differenza di lui.
“Per me, personalmente, viviamo in un tempo in cui questo è diventato un club per bambini miliardari”, è l’accusa del sette volte iridato. “Se dovessi ricominciare, venendo da una famiglia piccolo borghese, per me sarebbe impossibile essere qui oggi. Perché gli altri ragazzi avrebbero molti più soldi. Dobbiamo lavorare per cambiare questa situazione e rendere questo sport più accessibile, non solo ai ricchi, ma anche alle persone dalle origini più umili”.
Se si parla di guida pura, però, Lewis sembra avere grande stima per molti dei giovani della griglia di partenza: “C’è un bel gruppo di talenti. Se gli verrà data un’opportunità, Lando (Norris, ndr) ha un enorme potenziale, secondo me, così come Charles (Leclerc, ndr). Non saprei prevedere chi di questi sarà il nuovo leader di questo sport”. Manca solo un nome all’appello del suo elenco, il suo sfidante Max Verstappen. Non lo ha citato solo per dimenticanza, oppure voleva lanciare un altro segnale trasversale all’indirizzo del diretto rivale?
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