Lewis Hamilton non rimpiange di non aver scelto la Ferrari. Anzi, ha preferito portare a vincere una squadra “perdente” come la Mercedes
Uno dei grandi dispiaceri dei tifosi della Ferrari è quello di non avere mai visto Lewis Hamilton indossare una tuta rossa. Anche se, nel corso degli anni, abboccamenti tra il sette volte iridato e Maranello ci sono effettivamente stati. Fugaci flirt che non si sono però mai conclusi con un matrimonio.
E se questo può intristire i ferraristi, non sembra invece toccare affatto lo stesso Hamilton. Che, anzi, non rimpiange affatto la decisione di non essere passato al Cavallino rampante, preferendo la sua strada che lo ha portato a condurre per mano la Mercedes fino a diventare la squadra dominante che è oggi.
“Non vivo di rimorsi”, ha dichiarato ai microfoni del quotidiano sportivo spagnolo As. “Commetto errori e mi rendo conto di come mi sarei potuto comportare diversamente, ma non penso a cosa avrei potuto fare in una squadra o nell’altra. Preferisco entrare in una squadra perdente, come era la Mercedes, che quando arrivai era quinta nel campionato costruttori, e cominciare con umiltà. Al contrario, i top team hanno grandi record e successi alle spalle, quindi vincere lì ha meno significato”.
Hamilton in Ferrari? Non succederà
Né Hamilton ha in programma di raggiungere la Ferrari in futuro. L’anglo-caraibico ritiene di essere infatti giunto verso la conclusione della sua carriera e non ha alcuna intenzione di continuare a rimanere al volante fino a 41 anni come Kimi Raikkonen. “Penso di no”, ammette. “Non credo che correrò per sempre, anche se questa è stata l’avventura più bella della mia vita. Ci sono molte attività, tra quelle che compio durante la stagione, che vorrei continuare a fare, ma altre no. Mi mancano ancora cinque anni per raggiungere quell’età, ma per quel momento non penso che correrò ancora, anche se mai dire mai…”.
Dopo aver appeso il casco al chiodo, Lewis pensa di rimanere legato alla Formula 1: “La seguirò sempre con attenzione, è stata la mia più grande passione e far parte di questo sport è un privilegio. Penso che, quando mi ritirerò, all’inizio non guarderò molto le gare, perché voglio prendermi una pausa. Ma poi alla fine vorrò vederle di nuovo, perché le amo. Inoltre vorrei continuare ad avere un ruolo nella promozione della diversità, anche se ci vorranno molti anni, almeno dieci o venti, prima di assistere a cambiamenti drastici. Dovrò parlare a persone come Stefano Domenicali (l’amministratore delegato della F1, ndr)”.
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