Era il 20 maggio del 2019 quando nel weekend del Principato scomparve a 70 anni Lauda. Una morte che sconvolse il paddock
Era la notte tra il 20 e il 21 maggio del 2019 quando Niki Lauda, a 70 anni, morì in una clinica di Zurigo. Il campione austriaco se ne andò per un’insufficienza renale, dopo mesi durissimi e combattuti. Ma quella battaglia per Niki era senza speranze. Una morte che colpì profondamente il mondo della F1, che lo ricorda ancora oggi.
Lauda “il computer”, un campione e una persona vera
Lo chiamavano “il computer” Lauda, per la sua incredibile capacità di individuare, proprio come un elaboratore, tutti i difetti, anche minimi, della vettura che guidava e per l’estrema meticolosità con cui si dedicava al proprio mezzo meccanico.
Arrivò alla F1 grazie alle sue prestazioni in pista e alla sua tenacia, caratteristica che lo ha sempre contraddistinto. Pensava in grande e agiva alla grande. La sua personalità colpì anche il Drake, Enzo Ferrari, che lo volle nel 1975 alla guida di una Rossa. E lui non le mandò a dire al patron quando provò per la prima volta una sua auto: “Una m****”. Ma fu così che nacquero le vittorie della Ferrari in quegli anni. Ripartendo da capo e lavorando sodo, come Niki era solito fare.
Tre titoli iridiati e un incidente, quello al Nurburgring nel 1976, e una guarigione lampo che lo lanciarono direttamente nel mito delle quattro ruote. Lui era così: un battagliero, fino in fondo, anche se poi dimostrò che non si poteva andare oltre i propri limiti e sfidare la sorte. No nera accettabile. Fu così che perse il titolo quell’anno, ma la vita gli ridiede nuove opportunità, che lui sfruttò alla grande.
A Montecarlo, due anni fa, il ricordo commosso della F1
Una morte, quella di Lauda, che sconvolse il mondo della F1 in quel maggio del 2019. Proprio come oggi, si era a Montecarlo, e il paddock lo ricordò in massa. Perché uno come lui aveva contribuito alla crescita del Circus.
Dagli striscioni agli adesivi sulle auto. Tutto parlava di lui in quel weekend monegasco. La Mercedes, che l’austriaco aveva riportato in alto grazie alla sua consulenza, colorò il proprio halo di rosso come il cappellino che Niki Lauda indossava sempre, soprattutto durante le corse. La Ferrari, il suo grande amore, gli dedicò una scritta speciale sulla SF90, la stessa che c’era sulla sue vetture negli anni ’70. Mentre Sebastian Vettel addirittura portò in pista un casco totalmente rosso come quello che indossava Lauda quando era pilota.
Poi, alla festa del podio, tutti con il cappellino con scritto semplicemente “Niki”. E chissà che anche quest’anno non ci sia qualcosa di speciale per chi ha dato tanto alla F1 e che rimane sempre nel cuore dei tifosi.
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