Rea e Kawasaki scontenti per il limite a 14.600 giri del motore della Ninja ZX-10RR. Smart della FIM replica spiegando il motivo della decisione.
Il Mondiale Superbike 2021 è appena iniziato e c’è già una prima polemica. Riguarda la Kawasaki e il limite di giri del motore che è stato imposto dalla FIM.
Infatti, alla nuova Ninja ZX-10RR è permesso spingersi fino a un massimo di 14.600 giri/minuto, lo stesso limite che era stabilito nel 2020 per il precedente modello. Ma la casa di Akashi ha prodotto una nuova moto proprio per guadagnare su questo versante ed essere maggiormente competitiva in rettilineo. Tuttavia, lo sforzo fatto per girare più “in alto” non è servito.
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Sul comunicato ufficiale della FIM veniva spiegato che il motore della Kawasaki Ninja ZX-10RR presentava un numero ridotto di componenti nuove, pertanto la International Technical Commission si è basata sulle prestazioni del 2020 confermando il limite a 14.600 giri.
Non è mancata l’irritazione in casa Kawasaki, considerando anche che i test pre-campionato erano stati fatti spingendosi fino a 15.100 giri. Quindi adesso i piloti devono guidare con una configurazione diversa. L’annuncio della FIM è arrivato molto in ritardo, a ridosso dell’inizio del Mondiale Superbike, e non si capisce perché non sia stata presa prima la decisione.
Jonathan Rea da Aragon, dove si sono svolte le prime prove libere, ha avuto modo di commentare la vicenda: «È frustrante – riporta Motorsport.com – anche perché la notizia è stata data in ritardo. Abbiamo più potenza, grazie alle diverse componenti dentro che sono differenti dal 2020. Cos’è allora un nuovo motore? Ora un produttore deve spendere milioni per sviluppare un motore di nuova generazione e ottenere le concessioni? Non è nello spirito delle gare Superbike».
Il sei volte campione WorldSBK ha spiegato cosa cambia con il taglio di 500 giri: «A volte dobbiamo usare una marcia in più. Non siamo più lenti, ma dal rumore sembra ci sia meno potenza. Dobbiamo intervenire sul cambio. Questa è la vita e bisogna accettarla».
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Scott Smart, direttore tecnico FIM per il campionato SBK, in un’intervista a Speedweek ha spiegato perché alla Kawasaki non è stato consentito un numero maggiore di giri motore: «Abbiamo dovuto valutare se il motore fosse nuovo. Solo perché un produttore porta un pistone diverso non significa che il motore sia nuovo. Si tratta di un solo componente. Se il motore di base rimane lo stesso, allora rimane anche il limite della stagione precedente. Nessun altro ha commesso questo errore, solo Kawasaki».
Smart ribadisce che la casa di Akashi non ha presentato un propulsore veramente nuovo rispetto al 2020, in virtù di questo è stata presa la decisione di confermare il limitatore dello scorso Mondiale Superbike: «L’ultima volta che portarono una moto nuova era il 2019. Allora fecero modifiche estese al motore, c’erano molte novità. la testata era nuova e il propulsore funzionava diversamente. La Commissione Tecnica è composta da quattro persone e nessuno ha avuto dubbi sul fatto che l’attuale motore Kawasaki abbia la stessa base del precedente».
La posizione del direttore tecnico della FIM è chiara, però rimangono dei ragionevoli dubbi sulla scelta presa e sulla tempistica dell’annuncio. Una cosa del genere non può essere comunicata pochi giorni prima dell’inizio del campionato. In un Mondiale serio, questo non può accadere.
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