A TuttoMotoriWeb.it parla Pietro Bagnaia, padre di Pecco e manager del team Bardahl VR46, che sarà wild card nel Mondiale Moto3 al Mugello
Questo weekend al Gran Premio del Mugello sulla griglia di partenza della Moto3 ci sarà una squadra in più: il team Bardahl VR46. L’ultimo progetto targato Valentino Rossi, normalmente impegnato nel campionato italiano Civ, ma iscritto a questa tappa del Motomondiale come wild card. Al timone del muretto box il team manager Pietro Bagnaia, padre del pilota ufficiale Ducati Pecco, che si prepara dunque ad un fine settimana pieno di emozioni, diviso tra i colori del Dottore e quelli di suo figlio che si gioca il titolo iridato in MotoGP. Ecco come ha raccontato questa sua attesa ai microfoni di TuttoMotoriWeb.it.
Bagnaia: “Uccio mi chiamò cinque mesi fa…”
Pietro Bagnaia, come ci si sente alla vigilia del debutto nel Mondiale del team Bardahl VR46?
Considera che la prima telefonata da Uccio (Alessio Salucci, storico amico e braccio destro di Valentino Rossi, ndr) che mi proponeva di creare da zero un team di Moto3 la ricevetti a dicembre. A febbraio disputavamo i primi test con i nostri ragazzi. E ora, a maggio, a soli cinque mesi di distanza, abbiamo la possibilità di andare al Mugello, dove il Motomondiale non corre da due anni. Non avremmo mai pensato che sarebbe arrivato questo momento, ma è una gioia infinita. Siamo tutti estremamente motivati e non vediamo l’ora di cominciare.
Avete lanciato gli ultimi due talentini marchiati Valentino Rossi, cioè Elia Bartolini e Alberto Surra.
Due ragazzi molto giovani, scelti e voluti fortemente, che hanno il potenziale per provare a realizzare il loro sogno meraviglioso, quello di fare i piloti da grandi. Hanno tutte le caratteristiche, il talento e la velocità, per riuscirci. Elia ha un anno in più ed è più pronto, più abituato a lavorare con i dati e la telemetria. Alberto arriverà anche lui molto presto.
“La magia della VR46? Divertirsi sempre”
Ora si confronteranno con nomi che mettono paura, dalla sorpresa Pedro Acosta a tutti gli altri.
Metteranno le ruote in circuito insieme ai migliori della categoria. Quelli che arrivano lì vanno tutti forte. E voglio vedere come reagiranno loro. Li sento tutti i giorni e continuano a fare il conto alla rovescia…
Insomma, la VR46 Riders Academy ha scoperto altri due pilotini davvero interessanti.
Ormai conosco la Academy da molti anni e mi sono reso conto di quanto si divertano a fare le corse. La filosofia è completamente differente: non c’è pressione, non si mettono i ragazzi di fronte a obiettivi improponibili, oltre le loro possibilità. Al contrario, li si sostiene al 100%. E li si prepara a 360 gradi, con allenamenti che vanno dalle moto da cross alle 600, che fino a quel momento avevano visto solo sui giornali. L’obiettivo è sempre quello di girare, mantenere ritmo, passo e concentrazione. Ma soprattutto divertirsi. Questa è la magia della VR46.
“Valentino Rossi? Ciò che ha fatto per le moto va apprezzato”
Si dice sempre che il segreto dell’eterna giovinezza sportiva di Valentino Rossi è quello di continuare a lavorare con questi ragazzini. Che, ormai, non hanno nemmeno più la metà dei suoi anni: in questo caso quasi un terzo…
Vale, come sportivo, è una star planetaria e tutto il mondo lo conosce. Si può fare il tifo per lui oppure no, ma non si può non apprezzare tutto quello che ha fatto in questi anni per il nostro sport. Ma, a livello umano, è anche estremamente curioso.
Te ne sei accorto quando fu Pecco a finire sotto la sua ala protettrice.
Quando arrivò nella Academy, che non era ancora strutturata come oggi, mio figlio non lo conosceva: era un pulcino arruffato di 16 anni. Ma Vale gli è sempre stato vicino con l’esempio, facendogli vedere come si muoveva. E Pecco assorbiva il suo modo di vivere, la spensieratezza, la gioia di andare in moto.
Insomma, non sono i giovani a spingere il “vecchio” Valentino Rossi, ma è viceversa?
Alla base di tutto c’è sempre Vale, che fa da traino, è il vulcano della passione. A volte i discorsi che sente dai ragazzini giovani lo fanno ridere, ma lui ne trae una grande gioia. VR46 è prima di tutto una filosofia: chi non la vive, non la conosce e magari la contesta. Ma i ragazzi che ci stanno dentro sono sempre super entusiasti.
“Pecco Bagnaia e la Ducati si vogliono bene”
A proposito di Pecco, lui arriva al Mugello ad un punto dalla testa del Mondiale e con una Ducati che sembra lanciatissima. Che effetto ti fa?
Ovviamente sono un suo grande tifoso, quindi mi piace tutto quello che fa in moto. La Ducati è estremamente in forma: ha un gruppo di lavoro che non lascia nulla al caso ed è sempre sul pezzo. Questo dà grande forza ad un pilota: lui ci mette l’anima, ma dall’altra parte sa di avere uno staff che fa lo stesso, che gli mette in mano la moto migliore che può avere. Può sembrare strano a dirsi, ma Pecco vive di rapporti umani: da quando era piccolo, è felice quando vede che le persone intorno a lui sono felici. E, nella Ducati, ha trovato una squadra di persone meravigliose, da Dall’Igna in giù. Fin dalla prima ora in cui si sono incontrati, era come se si conoscessero da anni.
Bello che abbia trovato una dimensione del genere nella sua realtà attuale.
Ogni tanto leggo articoli o commenti che dipingono la Ducati come una mangia-piloti. Invece sono carini, a modo, coinvolti. Certo, quando si ha a che fare con un marchio come la Ducati bisogna lavorare al massimo livello. Ma l’aspetto umano è fortissimo. È gente che vuole bene.
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