Con 9 successi, è Rossi il re del circuito toscano. Nel 2008 l’ultimo trionfo, poi tante illusioni e delusioni. E quest’anno diventa un crocevia per il suo futuro
Nove vittorie totali e cinque podi. La storia di Valentino Rossi al Mugello è quella di un grande amore. Tra le colline toscane il Dottore ha scritto pagine memorabili della sua carriera, già entrata nel mito nonostante sia ancora parte del mondo delle due ruote. Come tutte le storie d’amore però, ci sono alti e bassi. E dal 2008, anno del suo ultimo trionfo, non sono mancati i momenti delicati. Che continuano ancora oggi.
Era il 1996 quando Rossi si affacciò per la prima volta al Mugello. Ottavo posto in griglia e un quarto posto finale incredibile, un podio sfiorato ma il weekend del pesarese fu di quelli da ricordare. Di più lo fu quello del ’97, quando al suo secondo anno in 125 ottenne la vittoria.
E diede vita poi a uno dei suoi simpatici siparietti che lo hanno reso celebre, con un giro d’onore con una bambola gonfiabile che richiamava la top model tedesca Claudia Schiffer, chiara frecciata al suo futuro rivale Max Biaggi che in quel tempo i gossip avvicinavano all’altrettanto statuaria Naomi Campbell. Al suo primo anno in 250, secondo posto che si tramutò in primo nel 1999, quando si presentò con una livrea speciale “Peace & Love” sulla sua Aprilia, la prima di tante dediche speciali per il gran premio di casa. E vinse, ovviamente.
La prima delusione arrivò nel 2000, nella sua stagione da rookie nella classe regina. Rossi voleva diventare il primo pilota italiano a vincere una gara della 500 al Mugello, e ci andò veramente vicino. Fu una lunga e avvincente battaglia con i connazionali Loris Capirossi e Max Biaggi, ma una scivolata negli istanti finali della corsa rovinò tutto chiudendo 12°. Non andò meglio l’anno dopo, quando invece fu costretto al ritiro. Per questo decise in maniera scaramantica di abbandonare la personalizzazione della moto per dedicarsi solo ai caschi, ogni volta sempre più particolari e simpatici.
Ma è nel 2002 che il rapporto tra Rossi e il Mugello diventa più profondo. Una striscia di 7 vittorie consecutive, mai nessuno come lui in nessun’altro posto. Gare dominate dall’inizio alla fine, ma anche battaglie epiche, soprattutto con i rivali del tempo, guarda caso azzurri come lui, ossia Max Biaggi, Loris Capirossi e Marco Melandri.
Uno spettacolo per gli occhi Rossi, che è sempre sembrato danzare tra quelle curve sinuose del circuito toscano, dove non ha risparmiato siparietti unici come quando fu “multato” dai poliziotti per eccesso di velocità sul rettilineo principale. O come quando nel 2008 si presentò con un casco con disegnata la foto del suo volto scioccato nel momento della staccata alla San Donato. Già, il 2008, l’ultimo anno di dominio al Mugello. Perché da allora continua il digiuno sulla sua pista amica.
Nel 2009 arrivò un terzo posto comunque importante, ma poi per Rossi ben poche soddisfazioni. Nel 2010 anzi l’infortunio più importante della sua carriera durante le prove, alla Biondetti, con la frattura della tibia destra che lo mise ko per diversi gran premi e lo tolse dalla corsa all’ennesimo titolo iridato.
Col passaggio in Ducati, la storia non cambia. Un sesto e un quinto posto, mentre nel 2013, l’anno del rientro alla Yamaha, una caduta dopo un contatto con Bautista lo toglie dai giochi praticamente subito. È nel 2014 e nel 2015 che Rossi torna a sperare, con due terzi posti. Ma l’anno successivo ecco l’ennesima beffa. Dopo la pole, la rottura del motore in gara mentre era in testa alla gara ed in piena lotta per il titolo. Una mazzata vera. Ai piedi nel podio nel 2017, è nel 2018 che si riprende il gradino più basso per quello che è l’ultimo squillo del Dottore davanti ai suoi tifosi. Nel 2019 infatti un altro ritiro.
Stavolta per Rossi il gran premio di casa si trasforma in uno punto nodale della sua stagione, ma anche della sua carriera. I primi 5 Gp sono stati tra i più difficili da quando è nel Motomondiale, la sua M1 non sembra seguirlo più.
A 42 anni di età però il campione di Tavullia ha ancora la voglia di mettersi in discussione e provare a meritarsi il rinnovo di contratto con la Yamaha. Un’impresa non certo facile, servirebbe una svolta decisa, che al momento sembra complicata. Con il Mugello arriverà il tempo delle scelte: continuare ancora o passare definitivamente al ruolo di team manager? Dovesse optare per la seconda ipotesi, sarebbe senz’altro amaro per lui l’ultimo Mugello, senza quei tifosi che negli anni lo hanno colorato di giallo. Sarebbe un addio ingiusto, che non meriterebbe un campione come lui.
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