Il padre di Pecco Bagnaia, Pietro, team manager della Bardahl VR46, racconta le ragioni del sodalizio ben riuscito tra suo figlio e la Ducati
Il suo compagno di squadra Jack Miller ha già ottenuto la riconferma anche per la prossima stagione. Ma Pecco Bagnaia, nell’annata di debutto da pilota ufficiale Ducati, non si sta dimostrando meno meritevole dell’australiano.
Pur non avendo ancora vinto il suo primo Gran Premio in MotoGP, infatti, finora il torinese ha accumulato ben tre podi e giunge alla sua gara di casa, quella del Mugello, ad un solo punto dal comando della classifica mondiale.
Suo padre Pietro Bagnaia, team manager della Bardahl VR46, impegnata nel Civ e questo weekend nel Mondiale Moto3 come wild card, considera quello tra il 24enne azzurro e la Rossa un matrimonio ben riuscito. “La Ducati è estremamente in forma: ha un gruppo di lavoro che non lascia nulla al caso ed è sempre sul pezzo”, ha raccontato Bagnaia Senior nell’intervista che ha concesso ai microfoni di TuttoMotoriWeb.it. “Questo dà grande forza ad un pilota: lui ci mette l’anima, ma dall’altra parte sa di avere uno staff che fa lo stesso, che gli mette in mano la moto migliore che può avere”.
Tra Bagnaia e la Ducati c’è grande affetto
Ma se Bagnaia si sente a casa a Borgo Panigale non è soltanto per ragioni tecniche, bensì grazie alla positiva relazione che si è instaurata con gli uomini del suo box. “Può sembrare strano a dirsi, ma Pecco vive di rapporti umani: da quando era piccolo, è felice quando vede che le persone intorno a lui sono felici”, prosegue papà Pietro. “E, nella Ducati, ha trovato una squadra di persone meravigliose, da Dall’Igna in giù. Fin dalla prima ora in cui si sono incontrati, era come se si conoscessero da anni”.
Il padre di Pecco, insomma, smentisce la narrativa secondo cui la Casa bolognese riserverebbe ai propri portacolori un trattamento particolarmente duro: “Ogni tanto leggo articoli o commenti che dipingono la Ducati come una mangia-piloti. Invece sono carini, a modo, coinvolti. Certo, quando si ha a che fare con un marchio come la Ducati bisogna lavorare al massimo livello. Ma l’aspetto umano è fortissimo. È gente che vuole bene”.
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