Alessio “Uccio” Salucci, storico amico e braccio destro di Valentino Rossi, racconta degli aneddoti inediti sul Gran Premio del Mugello
È un fiume in piena di ricordi, Alessio “Uccio” Salucci, amico di una vita di Valentino Rossi e suo braccio destro alla VR46, quando si apre metaforicamente l’album delle memorie del Gran Premio del Mugello.
La gara di casa per eccellenza, perché entrata nel Motomondiale prima ancora di quella di Misano, che pure è geograficamente più vicina alla loro Tavullia. Una vera e propria miniera di aneddoti ed episodi, molti dei quali rimasti finora segreti e inediti, che ora racconta. Alla vigilia di un altro appuntamento in Toscana, che forse potrebbe anche essere l’ultimo per il Dottore nel ruolo di pilota.
E allora Uccio riavvolge il nastro e ritorna a quando il nove volte campione del mondo non correva ancora e in autodromo ci andava da semplice spettatore.
“Nel 1994 Vale andò lì in scooter e io, se ricordo bene, mi feci portare in macchina”, racconta ai microfoni del sito specializzato GPOne.com. “Ho l’immagine di noi due davanti al paddock che aspettavamo Maurizio Vitali (ex pilota, ndr) che avrebbe dovuto portarci due pass, ma non arrivò mai e glielo sto rinfacciando ancora oggi. Andammo a vedere la gara alla Casanova Savelli e fu bellissimo vedere Schwantz e Doohan, Capirossi, Romboni e Biaggi, ricordo ancora quella vibrazione”.
Bastò aspettare poche stagioni perché Rossi si ripresentasse al Mugello, questa volta da trionfatore, sul gradino più alto del podio: “La prima volta è sempre speciale. Per me è memorabile la prima vittoria di Vale nel 1997 in 125, quando solo tre anni prima aspettavamo il pass fuori dai cancelli”.
E poi un racconto più recente ma altrettanto divertente: quando il fenomeno pesarese si mescolava tra i suoi tifosi senza farsi riconoscere… o quasi. “Ricordo il giovedì sera quando andavamo alla cena del fan club con Vale travestito con la barba finta”, sorride Uccio. “Parlo degli inizi anni 2000, al Mugello a quei tempi ci saranno già state 70 mila persone il giovedì sera, e noi andavamo in scooter incappucciati passando per le strade normali fino al ristorante. Sono ricordi che non dimenticherò mai. L’abbiamo fatto per una decina d’anni e qualche volta è capitato di essere scoperti, per fortuna sempre alla fine della cena”.
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