Max Biaggi confronta il suo approccio con quello del suo storico rivale Valentino Rossi, rispetto al quale c’è una grossa differenza
Così uguali, ma soprattutto così diversi, Valentino Rossi e Max Biaggi. Entrambi italiani, entrambi pluricampioni di motociclismo. Ma anche fieri avversari, contrapposti nel carattere: più guascone uno, più serio l’altro.
Così diversi da avere affrontato in maniera diametralmente opposta anche un momento cruciale della carriera come quello del ritiro. Il Corsaro decise di appendere il casco al chiodo nel 2012, subito dopo aver conquistato il suo ultimo titolo iridato in Superbike, il sesto, per appena mezzo punto.
Il Dottore, invece, è ancora in pista, ostinatamente, a quarantadue anni suonati, pur essendo ormai ben lontano dalla lotta per il campionato. Quale delle due scelte è quella giusta? Abbandonare all’apice della propria carriera, o accettare di non essere più competitivo, ma continuare a nutrire la propria passione per le due ruote?
Una domanda difficile a cui rispondere, anche per chi ci è già passato. “Sinceramente parlare adesso è troppo facile”, afferma Biaggi ai microfoni della Gazzetta dello Sport. “Per uscire devi pensare un po’ prima al momento giusto, non puoi aspettare una vita. Se vuoi rimanere e non ti interessa di uscire da ‘vincitore’ o da ‘vinto'”.
Quindi, nonostante il romano abbia adottato uno stile molto diverso da quello del tavulliese, non se la sente comunque di stigmatizzare l’approccio del suo ex storico rivale.
“Io l’ho fatto in modo diverso”, prosegue Max, “per me è stata una grandissima occasione, l’occasione della vita smettere dopo il Mondiale conquistato con 0,5 punti, una cosa incredibile. Non mi sento di dargli un consiglio perché la passione spinge ogni persona a fare una cosa diversa. Per ora è in pista ed è un bene che ci sia, poi dipende da lui”.
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