La tragedia avvenuta al Mugello di Dupasquier ha fatto tornare alla mente le terribili immagini di quella del Sic a Sepang esattamente dieci anni fa
Una scivolata a terra, poi l’arrivo dei piloti da dietro che lo hanno fatalmente centrato senza alcuna possibilità di evitarlo. Proprio come accadde esattamente dieci anni fa a Marco Simoncelli. La morte di Jason Dupasquier è terribilmente simile a quella del talento italiano, che era impegnato nel GP di Malesia.
Dupasquier, un impatto simile a quello del Sic
La Dorna non ha mostrato subito le immagini, ma i fotogrammi visti qualche ora dopo l’incidente hanno fatto tornare alla mente tutti al dramma vissuto nel 2011 a Sepang. Allora Simoncelli scivolò con la sua Honda in una piega a destra, con la moto che lo portò a centro curva, dove gli incolpevoli Colin Edwards e Valentino Rossi che lo centrarono alla schiena e al collo senza poter minimamente cambiare traiettoria. Un impatto che non avvenne a velocità esagerata ma comunque fatale per le ferite che furono riportate dal Sic.
Stavolta invece all’Arrabbiata 2 si andava veramente forte, anche se con delle Moto3. Ma anche qui Sasaki e Alcoba sono stati protagonisti sfortunati di un incidente che difficilmente poteva avere esiti diversi, visto il punto in cui è accaduto e la possibilità di evitarlo pari a zero. Due colpi fatali al corpo e lì, al casco, proprio come accadde al povero Simoncelli.
Dupasquier ha provato a lottare al Careggi di Firenze, ma le condizioni erano davvero disperate. Solo la tempra forte del 19enne gli ha permesso di lottare almeno qualche ora con un destino così crudele. Se n’è andato facendo quello che per lui è il mestiere più bello del mondo, quello di correre su una moto. E ci dispiace che, ancora una volta, una sparuta minoranza sui social abbia avuto da ridire sulla morta di un pilota.
“Se l’è cercata”, “Le corse sono pericolose”: se la prima è una banalità che si commenta da sola, la seconda è una considerazione sì vera ma altrettanto banale. I piloti stessi sanno di correre rischi, ma nonostante questo corrono, per una passione che è più forte di tutto. E che non tutti forse possono capire ma quantomeno possono tentare di comprendere. Non cercano la compassione di nessuno, ma davvero solo un po’ di comprensione. Tutto qui. E allora a Dupasquier basta semplicemente dire “ciao”, con un minimo di rispetto, come è giusto che si faccia con ogni persona.
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