Nonno Robert ricorda con grande dolore suo nipote Jason Dupasquier, il giovane 18enne morto in seguito all’incidente in Moto3 al Mugello
“Era un ragazzo molto carino, molto intelligente e comprensivo”. Così nonno Robert Dupasquier, egli stesso ex pilota nonché gestore del concessionario motociclistico di famiglia nella cittadina di Sorens, nel Canton Friburgo in Svizzera, ricorda ai microfoni del quotidiano elvetico Blick il suo giovane e sfortunato nipote Jason Dupasquier.
Il terribile incidente di cui il 19enne è stato vittima mentre disputava le qualifiche del Gran Premio del Mugello di Moto3 e la successiva vana lotta per la vita del ragazzo all’ospedale Careggi di Firenze hanno comprensibilmente devastato i suoi cari, non solo il nonno ma anche suo padre Philippe, a sua volta campione di motocross nel passato.
“Jason andava in moto da quando era piccolo”, racconta nonno Robert. “Era sulla strada giusta e io ero orgoglioso di lui. Anche suo padre ed io abbiamo corso in moto e non abbiamo mai avuto problemi, per così dire. È pazzesco che sia accaduta una tragedia del genere”.
Il dolore di nonno Robert Dupasquier
Robert Dupasquier, come tutti quelli che conoscevano Jason, stava seguendo le prove alla televisione quando è avvenuto il fattaccio: “Ho visto che era stato portato via in elicottero. Poi non sono state comunicate notizie nell’immediato, ma ho capito subito che era una cosa seria”.
Purtroppo, questa sensazione negativa del nonno è stata successivamente confermata. Ricoverato in terapia intensiva con gravi traumi cranici e toracici, Jason Dupasquier è stato raggiunto da papà Philippe e da mamma Andrea in poche ore. Ma la vicinanza dei genitori al capezzale non è bastata: la mattina dopo, infatti, il giovane svizzero si è spento.
Ora il suo corpo è sotto sequestro da parte della procura di Firenze, che ha aperto un’indagine per omicidio colposo contro ignoti. Ma da mercoledì in poi dovrebbe essere rimpatriata in Svizzera, per procedere al funerale e alla tumulazione. “Sarà allora che inizierà il peggio”, conclude nonno Robert.
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