Ora che la Ferrari ha ripreso la via della rinascita, il team principal Mattia Binotto si concede qualche meritato sfogo dopo tanta pressione
Sicuramente non è ancora uscita dal guado, ma altrettanto sicuramente la Ferrari sembra avere imboccato la strada giusta. Quella che la sta portando a liberarsi dalla palude nella quale era rimasta invischiata durante la scorsa, disastrosa, stagione e a tornare, in modo necessariamente graduale, alle posizioni che le competono, al vertice della Formula 1.
La pole position ottenuta al Gran Premio di Montecarlo non può avere rappresentato una certificazione di questa rinascita, non ancora. Ma di certo un inizio del riscatto, questo sì. E allora può essere arrivato anche il momento, per chi ha sofferto sulla propria pelle tutto il peso della crisi del 2020, di togliersi qualche soddisfazione.
Lo fa il team principal Mattia Binotto, levandosi qualche sassolino dalla scarpa, pur sempre con quei toni pacati e signorili che lo contraddistinguono. L’ingegnere italo-svizzero rimarca la correttezza del suo approccio adottato nel corso del complicato anno trascorso. In cui si è assunto il fardello della propria scomoda posizione, senza puntare il dito, ma mantenendo la coesione del gruppo e lavorando sodo.
“La stagione è stata molto difficile”, ammette ai microfoni del sito specializzato RaceFans. “Ho certamente avvertito molta pressione e responsabilità sulle mie spalle. Ma so che in un momento così difficile il team è rimasto unito. Sarebbe stato molto facile, internamente, dare la colpa a qualcuno, ma non è mai successo. La squadra ha mantenuto il giusto spirito vincente per andare avanti e dimostrare di poter fare meglio. Come leader, per me la cosa più importante è l’unità. Ho fatto in modo che le pressioni che subivo io non si riflettessero sul team. Mi sono concentrato su questo, sulla ricerca del miglioramento, non ad ascoltare le voci, ad incolpare me stesso o la squadra”.
Il suo atteggiamento si è rivelato quello corretto. Nonostante da più parti e in più momenti fossero giunte indiscrezioni su un suo imminente licenziamento, Binotto non si è mai sentito sfiduciato da parte del presidente John Elkann. È andato avanti per la propria strada e, alla fine, ha avuto ragione.
“Non ho mai avuto dubbi, perché sapevo di avere il massimo appoggio e la massima fiducia fin dall’inizio”, prosegue. “Ho i pieni poteri e la piena responsabilità. L’anno scorso abbiamo investito molto sul nostro futuro a medio-lungo termine e credo che abbiamo fatto le scelte giuste. Ora si tratta di continuare a costruire e gestire le aspettative. In Formula 1 non ci sono bacchette magiche. Per arrivare al livello dell’inizio degli anni 2000 con Michael (Schumacher, ndr) e Jean Todt c’è voluto tempo per costruire il team. Come ci è voluto tempo alla Red Bull e alla Mercedes“.
Il suo compito, dunque, è lungo e tutt’altro che semplice, ma il boss Ferrari non ha mai avuto rimpianti rispetto alla sua scelta di sedersi sulla poltrona più alta di Maranello. “Non mi sono mai pentito, perché sono appassionato di Formula 1 e del Cavallino, sono sempre stato un tifoso”, conferma. “So che la sfida è grande, ma in generale sono molto contento di far parte di questa famiglia e di dare il mio pieno sostegno a qualsiasi risultato otterremo in futuro con questo progetto. Per me è più importante far parte della famiglia, piuttosto che essere team principal. Ogni persona ha la sua responsabilità nel team, non c’è un ruolo più importante degli altri. Questo è il mio, al momento, sono stato scelto per farlo e cerco di dare il massimo”.
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