Solo due vittorie e qualche podio in questa prima parte di stagione, quando in passato i numeri erano altri. È allarme talenti italiani?
Sette gran premi del 2021 e per l’Italia ancora pochissime gioie nel Motomondiale. Un “digiuno” o quasi che comincia a far rumore. Parecchio. Perché i piloti italiani negli anni scorsi ci hanno abituato molto bene. E adesso la mancanza di risultati di rilievo comincia a farsi sentire.
Due successi e nove podi nei primi sette appuntamenti dei Mondiali Moto3 e Moto2 sono un magro bottino per l’Italia su due ruote. Se pensiamo che solo lo scorso anno arrivarono dopo lo stesso numero di gran premi erano arrivate 7 vittorie (due in Moto3 e 5 in Moto2) e 10 podi e nel 2019 invece 5 i successi (tre in Moto2 e due in Moto3) e 8 podi, il quadro è chiaro: siamo in sofferenza.
Oggi le uniche volte in cui abbiamo ascoltato l’inno di Mameli sono state a Jerez con Fabio Di Giannatonio e al Mugello con Dennis Foggia. Per il resto solo qualche exploit da podio, perché la lotta per la vittoria è stata per altri. Ed è questo che deve lanciare un allarme. Perché un’Italia così difficilmente ce la ricordiamo.
La crisi maggiore è avvertita in Moto3, la classe più piccola che ha sempre lanciato i talenti italiani nel Motomondiale. Foggia è da tempo uno dei predestinati ma sta faticando ad uscire in maniera decisa. E faticano più del previsto Niccolò Antonelli e Andrea Migno, che in prova sono sempre in top-10 ma che non riescono a tramutare le loro grandi performance in risultati di rilievo la domenica (eccetto i podi a Doha e Portimao), oscurati dal trio spagnolo Acosta-Garcia-Masià.
Romano Fenati rimane una sicurezza, ma anche lui per il momento ha portato a casa solo un secondo posto a Jerez. C’è la sorpresa Riccardo Rossi, terzo a Le Mans, ma pare ancora acerbo per vederlo sempre nel gruppo dei migliori, così come Stefano Nepa.
In Moto2 invece Bezzecchi e Di Giannantonio erano partiti tra i favoriti della categoria, ma i risultati per ora non sono all’altezza delle aspettative. Il romano ha portato a casa la vittoria a Jerez e il terzo posto all’esordio in Qatar, ma tra Mugello e Barcellona due ritiri che lo hanno messo fuori dai giochi. Manca lo squillo del pilota dello Sky Racing Team, lo scorso anno fino all’ultimo in corsa per il titolo e che quest’anno ha racimolato un secondo e due terzi posti tra Jerez, Le Mans e Mugello. Manca in particolare ancora il salto di qualità per raggiungere i dominatori di questa prima parte di stagione, Gardner e Fernandez.
I risultati parlano chiaro. Gli italiani nel 2021 nel Motomondiale stanno latitando. Se è pur vero che nelle scorse stagioni sono tanti i talenti che hanno rifornito la MotoGP, merito anche dei titoli portati a casa nelle varie categorie (vedi Luca Marini, Franco Morbidelli, Pecco Bagnaia ed Enea Bastianini su tutti), quest’anno invece qualcosa nello splendido meccanismo azzurro sembra essersi inceppato.
I talenti non mancano ma, questo è vero, sono meno delle passati edizioni del Mondiale. E quei pochi che ci sono, faticano ancora ad emergere. Serve quindi una riflessione, perché il rischio è di avere sempre più dei campionati che potrebbero parlare solo spagnolo in futuro. E per un vivaio sempre ricco come quello azzurro, sarebbe uno smacco clamoroso.
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