A pochi giorni dal suo 24° compleanno, Paletti incappò in un incidente incredibile sul circuito di Montreal. Ecco cosa accadde
La F1, come tutto il mondo del motorsport, è stato funestato da tragici incidenti. Ultimo in ordine di tempo quello nel Motomondiale che ha coinvolto il giovane Jason Dupasquier al Mugello qualche settimana fa durante la gara di Moto3. Ma il 13 giugno è legato alla fine di una delle promesse italiane in F1, Riccardo Paletti.
Nato a Milano il 15 giugno 1958 da una famiglia benestante, Paletti crebbe facendo sci e karate, ma la passione vera era per i motori e in particolare le quattro ruote. Nel 1974, assistendo a un Gp in Olanda, decise che quella doveva diventare la sua vita. E con tenacia raggiunse il suo obiettivo.
Nel 1978 riuscì già a debuttare in F. Super Ford, sulla pista di Varano, chiudendo il campionato a bordo di una Osella al terzo posto. Nel ’79 subito il salto in F3, perché il ragazzo aveva talento davvero. Tanto che vinse dopo due gare la sua prima corsa, beffando tutti i senatori della categoria. E tra questi c’era anche un certo Alain Prost, non uno qualunque. Per questo venne subito notato ai “piani alti”. E il debutto in F2 arrivò poco dopo, a Misano.
Il 1981, rappresentò il momento del salto in pianta stabile in F2, ma nella serie che conta, quella europea. In mezzo ad un mare di problemi, Paletti si fece comunque notare dai vari manager della F1. Chiuse il campionato al 10° posto con 11 punti e due podi. Ma fu abbastanza per conquistarsi il primo contratto in F1 con la Osella.
La monoposto di Enzo Osella, seppur costruita con passione, non era tra le più efficienti. Allora ci si doveva conquistare un posto in griglia durante le qualifiche. E spesso la monoposto non era in grado di farlo. Come al debutto in Sudafrica.
La volta buona arrivò in occasione del GP di San Marino sulla pista di Imola che Paletti conosceva molto bene. Al via, a causa della guerra intestina tra Fisa e Foca, solo quattordici vetture. Riccardo partì anche bene ma in gara dovette ritirarsi per un problema alle sospensioni. Si qualifica però a Detroit, ma dovette poi cedere in gara la vettura al compagno di scuderia Jarier.
Poi il GP del Canada, che capitava a pochi giorni dal suo 24° compleanno. A Montreal arrivò anche la madre per vederlo in pista. Lui riuscì a qualificarsi, mentre davanti a tutti partì la Ferrari di Didier Pironi. Ma qualcosa al via andò storto: il pilota francese non riuscì a partire, dietro in tanti lo schivarono ma non Paletti, che lo centrò in pieno.
Il milanese rimase svenuto nell’abitacolo, i soccorsi arrivarono subito ma la vettura prese fuoco e complicò non poco le cose. Tirato fuori dalla vettura, però Paletti morì poche ore dopo in ospedale. Ad ucciderlo furono proprio i gas generati dalle sostanze estinguenti utili a spegnere l’incendio, oltre che lo schiacciamento della zona toracica, dovuto all’impatto con la Ferrari al via.
Una morte assurda per uno dei migliori talenti italiani dell’epoca, a cui poi fu dedicato, tra le altre cose, l’Autodromo di Varano de Melegari, proprio lì dove Paletti mosse i primi passi nella carriera di pilota.
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