La Ferrari delude in Francia chiudendo appena fuori dai dieci con Sainz e addirittura nelle retrovie con Leclerc. Sarà un caso?
Il boss Mattia Binotto sta ancora, e ormai da tempo immemore, cercando di capire. Che cosa, non si sa, ma a quanto pare gli interrogativi in quel di Maranello non si placano e non si placheranno facilmente. Ciò che a noi profani, pare però certo, è che in Ferrari non abbiano mai davvero risolto i problemi che la attanagliano dal 2019.
Le buone prestazioni messe in scena a Montecarlo e a Baku potrebbero essere dunque figlie più di un maggior adattamento a quella tipologia di circuito, che a dei veri progressi. Un po’ come in Cenerentola la zucca si è trasformata in carrozza, così la SF21, nel toboga principesco e tra le strette curve azere, ha tirato fuori un quid che in realtà non ha.
Purtroppo, a seguito della cancellazione del GP di Singapore non potremo averne conferma, ma la sensazione, è che il tipico layout dei cittadini abbia giocato a favore della Rossa.
Altrimenti, come ci si può spiegare una performance tanto negativa? Leclerc ha provato a fornire una spiegazione dando la colpa alle solite gomme, ma sarà davvero così? Che il weekend al Paul Ricard potesse non essere quello del Cavallino lo si era già compreso venerdì, quando entrambi i piloti erano apparsi in ritardo, tuttavia l’esito del gran premio ha messo in luce ben altro.
Sainz è stato l’ultimo dei non doppiati, mentre Charles ha terminato addirittura a panino tra le due Alfa Romeo. Una sentenza, questa, che non può essere figlia della sfortuna. Sicuramente pure il motore ha giocato un ruolo importante nella débâcle, considerato che ad esempio il monegasco non è stato neppure in grado di superare Giovinazzi. Un campanello dall’allarme non da poco specialmente guardando al prosieguo di stagione quando di tracciati veloci e aggressivi sulle coperture se ne incontreranno diversi.
Al momento la scuderia modenese è quarta della generale costruttori con 94 punti contro i 110 della McLaren e il Red Bull Ring, fra una settimana, potrebbe raccontarci una storia non tanto differente.
Chiara Rainis
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