Era il 24 giugno del 1911 quando in Argentina nasceva Fangio, diventato uno dei piloti più grandi della storia della Formula 1
Il 24 giugno di 110 anni fa nasceva in Argentina Juan Manuel Fangio, uno dei personaggi più importanti della F1. Per lui parano i numeri: 51 Gran Premi disputati, 24 vittorie, 35 podi totali, 29 pole position, 23 giri veloci, 5 titoli mondiali nell’arco di otto stagioni e campione del mondo più anziano della storia, a 46 anni e 41 giorni.
Fangio, un mito nato all’interno di un’officina
Nato a Balcarce e figlio di una famiglia di emigrati italiani, Fangio lasciò ben presto la scuola per lavorare come apprendista per una bottega che si occupava di lavorazioni meccaniche. E fu proprio qui che iniziò la sua passione per le auto.
Nel 1924 cominciò a prendere confidenza con le automobili, lavorando in un’autoconcessionaria Ford, ma la pista ancora non lo attraeva. Tanto che tentò prima la carriera nel calcio, giocando nel Rivadavia Club, e poi nella boxe.
Il primo approccio di Fangio con le corse automobilistiche fu nel 1929, ma i risultati non furono eccezionali e le sue partecipazioni furono sporadiche. Nel 1939 la svolta: iniziò infatti a partecipare anche a competizioni su strada e fu nel 1940 che, proprio in una di queste corse, il Gran Premio Internacional del Norte, conquistò la sua prima vittoria al volante di una Chevrolet coupé. E capì che le corse potevano essere più di una passione.
Lo sbarco in F1 e i trionfi che lo resero leggendario
Nel 1946 un altro momento chiave nella carriera di Fangio: l’arrivo in Sudamerica di Achille Varzi, famoso pilota italiano che accettò di organizzare una squadra nazionale motoristica che gareggiasse in Europa. E ovviamente Juan ne fece parte. Nel 1949 vinse sei delle dieci gare disputate in Europa trionfando a Sanremo, Pau, Perpignan, Marsiglia, Monza e Albi al volante di Maserati, Ferrari e Simca.
E nel 1950 partecipò al Mondiale di F1, nato da poco. E fu subito amore. Il 13 maggio esordì sul Circuito di Silverstone, al volante di una Alfa Romeo 158, ma dopo una lunga lotta col compagno di scuderia Nino Farina dovette ritirarsi. Ma al secondo appuntamento, a Montecarlo, arrivarono pole e vittoria. La prima di una lunga serie.
Nell’anno del debutto tre vittorie e tre ritiri che gli valsero il secondo posto in classifica. Ma già l’anno successivo arrivò il primo titolo mondiale. Dopo un anno sabbatico, tornò in pista nel 1953 con la Maserati, col quale divenne vicecampione, poi il passaggio alla Mercedes, con la quale portò a casa i titoli del ’54 e del ’55. Nel 1956 il suo unico anno in Ferrari, che fu un trionfo: tre vittorie e due secondi posti che gli regalarono il quarto titolo, con il quinto che arrivò l’anno successivo di nuovo con la Maserati.
Cinque titoli mondiali in otto stagioni, un vero record, come tanti altri che stabilì e che solo negli ultimi decenni sono stati superati, prima da Michael Schumacher e poi da Lewis Hamilton. Ma quello che lo caratterizzava era il suo stile unico in pista, pilota elegante dentro e fuori dalla macchina. Un mito ancora oggi immortale.
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