Alla vigilia del suo cinquantesimo compleanno, Max Biaggi torna a riflettere sullo storico dualismo con il suo avversario Valentino Rossi
È venuto il momento di vuotare il sacco. Ora che sta arrivando alla soglia dei cinquant’anni, traguardo che taglierà tra due giorni, il prossimo 26 giugno, non c’è momento migliore per Max Biaggi per riflettere e tracciare un bilancio del suo primo mezzo secolo di vita.
E di carriera sportiva, segnata da grandi trionfi, incidenti pericolosi (come quello del 2017 in allenamento, nel quale rischiò addirittura la vita) e rivalità indimenticabili. Una su tutte, quella con Valentino Rossi.
Max Biaggi e Valentino Rossi, avversari giurati
Inevitabile che la lunga intervista che ha concesso oggi ai microfoni del Corriere della Sera toccasse anche questo argomento, seppure il diretto interessato non sembri avere molto piacere di parlarne: “Questa parte facciamola corta”, risponde ai microfoni di Candida Morvillo.
Eppure corto non è stato, il dualismo tra il Dottore e il Corsaro. Protagonisti di siparietti passati alla storia, come la bambola gonfiabile che assomigliava a Claudia Schiffer, portata sul podio da Vale per prendere in giro Max che era stato paparazzato con Naomi Campbell. Ma anche di scoppi d’ira come quello del Gran Premio di Spagna 2001, quando dopo la gara si sfiorò addirittura la rissa.
“Lui non mi saluta”
Oggi il campione romano preferisce tagliare corto, sostenendo che sia stata la stampa ad inventarsi questo duello a distanza tra i due italiani del motociclismo. “La rivalità vera gli atleti ce l’hanno quando si confrontano nella stessa gara e categoria”, racconta. “Invece, io ero in 250, lui in 125 e i giornali ci ricamavano già su”.
Però anche Rossi ci ha messo del suo, come insegna l’episodio della bambola: “Io correvo in una categoria, lui in un’altra”, ribadisce Biaggi, per poi aggiungere però: “Un conto è la rivalità creata dai giornali e un altro che l’alimenti in modo esponenziale”.
E adesso, come sono i rapporti tra Valentino Rossi e Max Biaggi? Se i due fuoriclasse si dovessero incontrare, come andrebbe a finire? Il sei volte iridato ne è convinto: “Io lo saluterei, ma lui non saluta me”.
La speranza in un chiarimento futuro
Ma al capitolino resta il rimpianto di non aver chiarito all’epoca: “Ognuno fa parte della storia dell’altro, abbiamo alimentato, reso famoso, peggiorato e migliorato l’altro”, aggiunge Max alla Gazzetta dello Sport. “In quegli anni, poco intelligentemente, non comunicando tra di noi parlavamo solo attraverso la stampa, che ha vissuto tempi d’oro. Ci prendevano con l’amo. Se c’era un minimo di astio si decuplicava. Siamo stati due dilettanti allo sbaraglio nel non parlarne o avere un rapporto un po’ più diretto”.
Eppure non è mai troppo tardi: “A distanza di 15 anni con Loris Capirossi ci chiamiamo, ci parliamo, zero problemi. Con Valentino potrebbe accadere magari tra qualche anno”.
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