Un giornalista di grande esperienza nel mondo dei motori come Umberto Zapelloni fornisce la sua lettura originale su Valentino Rossi
E se i motivi della crisi di risultati e rendimento di Valentino Rossi non andassero cercati sul fronte tecnico, ma su quello psicologico, addirittura sentimentale?
Questa è la teoria che avanza un giornalista di grandissima esperienza nel mondo dei motori, Umberto Zapelloni, in un editoriale che ha scritto proprio oggi sul Foglio quotidiano.
Secondo il cronista, infatti, l’unica cosa che sarebbe mancata al Dottore sarebbe la presenza di una persona al suo fianco che gli volesse bene e che gli offrisse un’opinione sincera e spassionata, senza dargli ragione a tutti i costi. Cioè, che lo invitasse a ritirarsi dalle corse prima che fosse troppo tardi, prima di questo malinconico viale del tramonto.
“A Vale forse è mancato un amico vero”, ha scritto Zapelloni. “Uno che si sedesse di fronte a lui e lo convincesse a dire stop quando andava detto. La sua corte non è riuscita a fargli cambiare idea. Ha lasciato che la polvere, non più solo di stelle, si andasse a posare sulla sua tuta”.
Zapelloni su Valentino Rossi: “Addio al decimo titolo”
Altri offrono un punto di vista diverso, cioè che fosse più difficile per il fenomeno di Tavullia la scelta di proseguire comunque a correre per passione, piuttosto che quella di appendere il casco al chiodo nel momento apicale della sua carriera.
“A qualcuno viene il dubbio che abbia avuto più coraggio a continuare pur intuendo che avrebbe visto il Mondiale dalla coda e non più dalla testa”, prosegue il giornalista. “Come nell’ultima gara di quel maledetto 2015, quando però aveva ancora la forza per risalire dal fondo”.
L’unica certezza è che il desiderio di raggiungere la cifra tonda dei titoli è destinato a rimanere tale: “Il decimo resterà un sogno”, conclude Zapelloni. “Accarezzato. Meritato. Ma mai trasformato in realtà. Anche i campioni devono imparare ad accontentarsi”.
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