Dopo un 2020 incredibile, in Suzuki c’è stato un brusco risveglio. Il campione del mondo è sottotono, mentre il numero 42 vive una fase delicatissima
Se c’è una squadra che al momento sta deludendo le aspettative dopo questa prima parte di stagione è la Suzuki. Dopo un 2020 chiuso con il titolo piloti e come moto migliore del lotto, il 2021 invece ha mostrato un calo netto che l’ha fatta tornare quasi nell’anonimato.
Mir, dal trionfo all’abdicazione precoce
Il calo in casa Suzuki non può essere spiegato dall’addio di Davide Brivio, che ha tentato l’avventura in F1 con l’Alpine. Di sicuro c’è un rallentamento nello sviluppo di una moto che si è rivelata tra le più equilibrate la scorsa stagione ma che fino ad oggi ha dimostrato di soffrire più del previsto questa competitività estrema che si è venuta a creare in MotoGP.
In particolare il campione del mondo in carica Joan Mir, passato da un finale di stagione straordinario a un inizio 2021 davvero sottotono, da 5 in pagella. La sua carte vincente è stata la costanza. Ed è vero che lo scorso anno a questo punto aveva già fatto segnare tre zeri (ma con un terzo e tre secondi posti), ma è pur vero che oggi ha portato a casa la miseria di tre terzi posti. Troppo poco per poter sperare di difendere il titolo, che sembra ormai già andato. Difficile che possa arrivare una sterzata così netta nella seconda parte, ma Mir e la Suzuki si augurano di sì. E il terzo posto di Assen deve per forza far pensare in bene.
Rins, la vera delusione in casa Suzuki
Ma se c’è chi ha profondamente ciccato ogni aspettativa è Alex Rins. Lo scorso anno doveva esserci lui sul tetto del mondo, e invece ha pagato una prima parte di stagione pessima, risultata decisiva poi in chiave iridata nei confronti del team-mate. Quest’anno però le cose, se possibile, sono peggiorate. E al momento non può che essere un’annata da 4.
In nove appuntamenti tre ritiri conditi da altrettante cadute, un 20° posto a Jerez e un infortunio banale che lo ha messo ko a Barcellona. La verità è che Rins ha sentito il peso delle responsabilità in casa Suzuki, così come la necessità di fare meglio di Mir. Quasi a dover dimostrare a tutti i costi che è ben altro rispetto a quello visto nel 2020. Tanta buona volontà ha pagato in gara, dove la fretta gli ha giocato brutti scherzi. Uno col suo talento vale molto di più, ma forse è arrivato il momento di fermarsi e riflettere bene sul suo futuro. E capire cosa vuole fare davvero da grande.
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