Dietro alla penalità blanda inflitta ad Hamilton dopo l’incidente con Verstappen ci sarebbe Wolff. L’accusa arriva dal team avversario.
Non si placano le polemiche e le discussioni per quanto accaduto lo scorso weekend in Inghilterra e con ogni probabilità non si fermeranno fino al prossino appuntamento iridato previsto in Ungheria la prossima settimana.
Sentite le varie campane in merito all’incidente in sé occorso tra Hamilton e Verstappen domenica scorsa, il boss della Red Bull Christian Horner ha lanciato una bomba ben più grossa.
Secondo il manager inglese, l’omologo della Mercedes avrebbe sin dalle fasi appena successive alla collisione tra i due piloti chiamato il direttore di corsa Michael Masi per tentare di “corromperlo”. Ma non solo. L’austriaco si sarebbe addirittura recato di persona negli uffici della FIA per tentare di convincere gli steward a non essere troppo punitivi con Lewis.
“Non credo sia giusto che un team principal faccia pressioni sul collegio giudicante. Per me è stato qualcosa di inaccettabile”, ha punzecchiato l’avversario esaltando invece il proprio approccio misurato. In realtà non è che il marito di Ginger Spice non si sia fatto sentire. Le sue comunicazioni radio sono passate in mondovisione e di certo non erano meno calcate. Da subito infatti, aveva cercato di difendere Max evidenziando con enfasi come il passaggio alla Copse toccasse a lui e non al britannico.
In ogni caso per il 47enne i commissari dovrebbero essere isolati in una stanza, così da non sentire nessun commento esterno. “Nessuno dovrebbe interloquire con le loro e interferire nel processo di valutazione. Al contrario i marshal dovrebbero poter analizzare le immagini con la testa sgombra, in modo da poter esprimere il giudizio in tranquillità”, ha proseguito nella sua riflessione rivelando di essere rimasto colpito negativamente dall’atteggiamento tenuto dal dirigente della Stella. Un comportamento opposto a quello che andrebbe tenuto se l’obiettivo fosse l’imparzialità.
Chiara Rainis