Dopo l’incontro virtuale di giovedì pomeriggio tra Mercedes, Red Bull e Federazione, è arrivata la risposta definitiva sull’incidente di Silverstone.
Ricorso bocciato per insufficienza di prove. Con questo verdetto è calato il sipario sulla tormentata questione relativa all’incidente che ha visto protagonisti Hamilton e Verstappen alla curva Copse nel corso del primo giro del GP di Silverstone.
Come facilmente immaginabile, questo giovedì, la FIA non è tornata sui suoi passi, anzi, al contrario ha messo a tacere la premiata ditta Horner – Marko, respingendo il ricorso avanzato dalla Red Bull sfruttando l’articolo 14 del Codice Sportivo Internazionale che consente di ridiscutere le decisioni prese dal collegio giudicante durante gli eventi.
Che l’appello potesse avere un seguito positivo era pressoché impossibile, in quanto molto raramente i federali ammettono l’eventuale errore, ma ancor di più preferiscono tenersi lontani dal rischio di creare un precedente.
Perché la Federazione ha chiuso il caso
Per chi non avesse seguito la vicenda, ricordiamo che il polverone è stato sollevato a seguito della blanda penalità inflitta a Lewis in Inghilterra, dopo aver “buttato” contro le barriere Max.
Secondo l’equipe energetica 10 secondi di punizione non sarebbero stati sufficienti per il tipo di manovra effettuata da Ham, soprattutto alla luce dell’esito dell’impatto della RB16B contro le barriere, ovvero ingenti danni e pilota in ospedale. La Federazione però non ne ha voluto sapere di rivedere la propria decisione e in video-conferenza ha scritto la parola fine alla querelle.
Dunque, il team con base a Milton Keynes si è trovato costretto ad accettare la sentenza e la pesante perdita di punti. Pur avendo ricevuto dalla dirigenza austriaca tutti i dati GPS per mostrare la piena colpevolezza dell’asso della Stella, la FIA ha definito le prove inadeguate, essendo soltanto la copia di ciò che da subito era stato a disposizione dei commissari in fase di giudizio.
Chiara Rainis