Inizia il conto alla rovescia per conoscere il destino di Valentino Rossi. Dal prossimo anno potrebbe non essere più sulla griglia di partenza.
Due settimane e sapremo la decisione finale di Valentino Rossi giunto al bivio della sua lunga carriera. Il 42enne annuncerà l’addio al team Petronas e Yamaha e a quel punto sapremo se appenderà il casco al chiodo oppure se intende continuare un altro anno nel suo nuovo team Aramco VR46, al fianco di suo fratello Luca Marini. Una ipotesi non da escludere del tutto, fortemente voluta anche dal magnate arabo Al Saud, che vorrebbe un nome affermato nella nuova scuderia per l’esordio ufficiale in classe regina.
Alessio Salucci ha assicurato che a cavallo del doppio round austriaco il Dottore darà una risposta ai suoi fan e al mondo dello sport, senza lasciar trapelare le sue vere intenzioni. Nell’ambiente del campione tutti remano a favore di un altro anno di contratto in sella alla Ducati, ma i risultati della stagione in corso non sono di incitamento. Sull’argomento è intervenuto un noto manager come Alberto Vergani, che cura gli interessi di Danilo Petrucci e in passato si è preso cura di Marco Melandri, Carlos Checa e Casey Stoner. “È un monumento, per me ha fatto cose straordinarie, ma a questo punto forse è giusto che dica: cambio professione”..
All’età di 42 anni Valentino Rossi ha vinto nove titoli mondiali, da un decennio ha inaugurato il progetto della VR46 Academy e dal 2022 avrà un suo team nella massima serie del Motomondiale. Inoltre ha da tempo annunciato l’interesse per le quattro ruote a fine carriera. Quindi non sarebbe un licenziamento dal mondo dello sport. “Capisco la passione, ma per me sarebbe una penitenza, una stella deve chiudersi come una stella – ha aggiunto Alberto Vergani a Moto.it -. Ago si è fermato quando le cose per lui non erano facili come prima. Ebbene, se fossi stato Vale, dopo l’incidente in Austria con quel rischio pazzesco avrei detto basta: nella testa di un campione come Agostini quello sarebbe stato il segnale da afferrare, una specie di segnale divino. E poi Valentino deve pensare ad altro, avrà una squadra in MotoGP, è un cambio di mestiere che c’è, non è un male. Inoltre farà le gare con le auto, e fa bene a farle; però in moto deve lasciare il ricordo del super campione”.
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