Un pilota unico Collins, capace di gesti clamorosi come quello al GP d’Italia del 1956 nei confronti dell’argentino. E che morì il 3 agosto del 1958
Un gentleman vero, così veloce in pista da diventare un mito. Parliamo di Peter Collins, pilota inglese di Formula 1 nato a Kidderminster il 6 novembre del 1931, morto in un incidente di gara il 3 agosto del 1958.
La storia di Peter Collins racchiude in se il mondo del motosport negli anni 50. Anni in cui correre era rischiare davvero la vita, ma una volta tagliato il traguardo si entrava nella leggenda.
Peter Collins fece il suo esordio in Formula 1 nel 1952 a soli 21 anni correndo con l’Hwm, per poi passare alla Vanwall e fare 2 apparizioni con la Maserati al fine della stagione 1955. Esperienze che però lo fecero notare a Enzo Ferrari, che lo assunse per la stagione 1956 al fianco di un nome che allora incuteva terrore come Juan Manuel Fangio. Ma Collins non si fece intimorire. Anzi. Entrò subito nella lotta per il Mondiale grazie alle due vittorie in Belgio e Francia e due secondi posti a Montecarlo e Silverstone.
L’inglese era un personaggio sia in pista che fuori. Più che un pilota sembra un divo di Hollywood. Bello, alto, biondo con degli occhi azzurri che fanno impazzire migliaia di fans, ma soprattutto un carattere gentile, disponibile, affabile con tutti, dal meccanico al giornalista. Ed è per questo che era apprezzato.
C’è però un GP che lo ha fatto passare alla storia ed è quello d’Italia del 1956. È l’ultima gara della stagione, Fangio ha otto punti di vantaggio e per arrivare al titolo Collins deve vincere e sperare che Fangio arrivi quinto o peggio. I tifosi italiani sono pronti a festeggiare perché il campione del mondo 1956 sarà sicuramente un pilota Ferrari.
In testa alla gara va subito Stirling Moss ma Collins è in gran rimonta ed è il più veloce in pista. Ma eccolo compiere un gesto straordinario. Al 34° giro, la Ferrari di Fangio si ferma ai box con problemi allo sterzo e per lui sembra finita. Dai box viene mandato l’ordine a Musso (secondo al momento) di ritirarsi e cedere la vettura a Fangio ma egli rifiuta. Collins è terzo e in caso di vittoria sarebbe campione del mondo. Ma lui è un gentleman vero e allora si fermò ai box per dare lui la sua vettura a Fangio. Che arrivò secondo e portò a casa il suo quarto titolo iridato.
Questo gesto di sportività venne minimizzato dallo stesso pilota inglese, che affermò di avere ancora molte chance di vincere un titolo iridato essendo di vent’anni più giovane del campione argentino. Lo disse proprio a Fangio durante la sosta ai box. Infatti Fangio aveva ben 45 anni, contro i soli 25 di Collins.
Ma il destino giocò un brutto scherzo a Collins due anni dopo. Al Nurburgring, il 3 agosto del 1958, la Ferrari numero 2 di Collins finì in un fosso cappottandosi, per poi finire la sua corsa contro un albero. L’inglese riportò fratture al cranio e morì durante il trasporto all’ospedale di Bonn. Una fine tragica per un campione unico nei modi, in pista e fuori.
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