Verstappen fa volare una Red Bull finalmente al livello della Mercedes. Ma ancora è dietro. Il messicano fa l’exploit a Baku, ma serve di più
A inizio stagione nessuno si sarebbe aspettato una Red Bull capace di lottare realmente per il Mondiale dopo anni di dominio Mercedes. E invece stavolta il gruppo capitanato da Chris Horner è riuscito nell’azzeccare una macchina altamente competitiva. Soprattutto nelle mani di un fenomeno dal nome di Max Verstappen.
Verstappen, cuore e grinta per ora non bastano
Già dall’avvio si è capito che per la Red Bull e Max poteva essere un anno diverso. La vittoria sofferta di Hamilton all’esordio, a cui ha replicato l’olandese a Imola erano il sintomo che le chance per qualcosa di unico questa volta erano molto più alte che in passato. Mettiamoci poi che Verstappen ha tirato fuori tutta la sua grinta e capacità ed ecco che il mix è stato spettacolare, da 9 pieno.
Cinque vittorie, tre secondi posti, ma soprattutto una solidità mentale che ha veramente messo in difficoltà il campionissimo Hamilton, che in più di una circostanza ha vacillato. Con l’inglese se ne sono date di santa ragione, ma quando le ha prese Max le ha sempre ridate. Con la vittoria di Baku forse staremmo parlando i una stagione fin qui trionfale.
A rovinare tutto il pasticciaccio di Silverstone e il botto al via all’Hungaroring. Se nel primo caso il concorso di colpa c’è, anche se non troppo a dire il vero, nel secondo caso l’olandese è esente da colpe. E forse in condizioni normali avrebbe portato a casa la posta intera. Da un vantaggio di 32 punti prima del GP d’Inghilterra, ora si ritrova di nuovo a inseguire. Ma di sicuro saprà invertire il trend. Sempre che Red Bull riesca a tenere botta con gli aggiornamenti alla Mercedes.
Perez, l’illusione di Baku è troppo poco
Un 6 davvero molto stiracchiato, diciamo sulla fiducia, quello per Sergio Perez. Nei confronti con Gasly e Albon, che lo hanno preceduto, non c’è storia. Ma guai a cantare vittoria. Perché è un attimo a passare dalle stelle alle stalle.
Che il messicano sia veloce e con una testa diversa dai suoi predecessori lo si sapeva. E, tranne a Imola, lo ha dimostrato, anche se con qualche fatica di troppo. A Baku ha centrato una vittoria importante, approfittando come giusto che sia dei problemi dei due top-player, ma un solo acuto non è abbastanza. Il successo lo ha sì aiutato a stare più a contatto con i migliori, ma si è visto spesso a fasi alterne. E questo il gran capo Helmut Marko lo vede. Guai a rilassarsi troppo, perché è un tipo che ci mette poco a dare il benservito.
Serve ora più costanza di rendimento. Nessuno gli chiede di stare con Verstappen, che è di un altro pianeta, ma quantomeno in lotta con Bottas per il podio. Insomma deve fare il suo. O davvero una sufficienza può trasformarsi in un brutto voto a fine anno.
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