Nel giorno in cui ha annunciato il ritiro, Valentino Rossi ha tracciato anche un primo bilancio della sua carriera nel Motomondiale
La giornata del grande annuncio, quello dell’addio al Motomondiale dopo oltre un quarto di secolo di imprese, per Valentino Rossi è anche quella per tracciare un primo bilancio della sua lunga e impareggiabile carriera.
Fatta di trionfi, ovviamente: “Tre campionati sono i più importanti, ovvero 2001, 2004, 2008, quando mi davano già per vecchio…”. Ma anche di delusioni: “Sono un po’ triste di non avere vinto il decimo campionato, specialmente perché pensavo di meritarlo, per il mio livello e la mia velocità. Ma va bene così, penso di potermi non lamentare della mia carriera”.
Rimpianti, però, quelli no: “Non ne ho. Correre con Ducati è stato difficile, ma è stata comunque una grande sfida. Pilota italiano su moto italiana, se fossimo riusciti a vincere sarebbe stato storico”.
E poi c’è stato il canto del cigno, queste stagioni del tramonto che non gli hanno riservato grandi soddisfazioni. “Non so perché gli ultimi anni siano stati così difficili”, ammette. “Non c’è un solo fattore, ce ne sono tanti diversi. Nel 2018 avevo fatto un gran campionato chiudendo terzo, poi piano piano qualcosa è cambiato, sinceramente no so cosa. L’anno scorso, in particolare, nel finale ho avuto più problemi. Il livello è molto alto, i giovani sono molto forti, c’è anche l’aspetto fisico. Cercherò di andare meglio nella seconda metà della stagione”.
Ma la grandezza di Valentino Rossi non sta soltanto nel suo palmares, bensì nelle emozioni che è riuscito ad accendere negli spettatori. “Non so per quale motivo, ma sta di fatto che sono riuscito ad avvicinare tante persone al motociclismo”, spiega. “Ho fatto qualcosa che ha acceso il pubblico, di questo sono molto fiero, è molto speciale. Allo stesso tempo rende più complessa la mia vita di tutti i giorni, ho dovuto cambiare il mio stile di vita, sono sempre sotto pressione. Questo il rovescio della medaglia. Ma va bene così”.
A maggior ragione questo è successo nel nostro Paese: “In Italia, soprattutto, tante persone hanno iniziato a seguire le gare di moto per me, come è successo nello sci con Tomba. Questo è il risultato più importante che ho raggiunto insieme alle vittorie! Ho fatto divertire tanti, nelle loro domeniche. Credo che per questo sono definito una leggenda. La gente mi riconosce ovunque, anche nei posti più sperduti al mondo. Ora è un po’ diverso rispetto a quando avevo 20 anni, quando soffrivo di più, è stato difficile gestirne l’impatto sulla mia vita”.
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