Andando a rileggere nelle pieghe della conferenza stampa di Valentino Rossi si scopre anche la ragione che lo ha portato a ritirarsi
Ci hanno provato in molti, a convincere Valentino Rossi a non appendere il casco al chiodo, ma a prolungare ancora di una stagione la sua lunga e impareggiabile carriera in MotoGP. Anche persone a lui molto vicine, come l’amico di una vita Alessio “Uccio” Salucci, il padre Graziano Rossi, il fratello Luca Marini.
Ma, alla fine, pur avendoli ascoltati tutti, il Dottore ha deciso da solo, con la sua testa. E la sua scelta è stata quella del ritiro. Il ragionamento che lo ha portato a prendere questa decisione, pur sofferta ma definitiva, nel corso delle ferie estive, lo ha svelato lui stesso, nelle pieghe della conferenza stampa in cui ha dato l’annuncio.
Sul tavolo, infatti, aveva un’altra opzione: quella di passare sulla Ducati del suo team, la VR46, affiancando proprio il fratello Marini nel 2022. Per certi versi sarebbe stato un sogno, che in effetti il nove volte campione del mondo ha cullato per un po’ di tempo. “Avevo un’offerta per correre con la mia squadra”, ha raccontato durante il suo lungo discorso davanti ai microfoni dei giornalisti. “Ci ho pensato molto seriamente, perché mi piaceva l’idea di correre nel mio team, con le moto a Tavullia nel reparto corse. Penso che abbiamo dei grandi team in Moto2 e Moto3, con persone che lavoravano con me dai tempi della 250″.
Valentino Rossi, un anno non bastava
Se alla fine Valentino Rossi ha preferito rinunciare a questa ipotesi è stato per il poco tempo che gli rimaneva a disposizione. Solo un campionato: troppo poco per adattarsi di nuovo alla Desmosedici, un mezzo diverso dalla Yamaha M1 con cui corre da così tanto. “Sarebbe stato affascinante, ma alla fine ho deciso di no, perché avrei dovuto cambiare moto”, ha ammesso. “Avendo magari altre due o tre stagioni sarebbe stato un bel progetto, ma con un solo anno davanti i rischi forse sarebbero stati maggiori dei benefici. Meglio fermarsi”.
Quello con la Rossa di Borgo Panigale resterà dunque per sempre un matrimonio incompiuto, che non avrà una seconda possibilità. Ma che il numero 46 non guarda comunque con rimpianto: “Correre con la Ducati fu difficile perché non abbiamo vinto, ma è stata una grande sfida. Un pilota italiano su una moto italiana: se ci fossimo riusciti sarebbe stato storico”.
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