A commentare il ritiro di Valentino Rossi ora è il suo ex team manager Davide Brivio, in visita al suo vecchio paddock della MotoGP
Non poteva scegliere weekend migliore, Davide Brivio, per tornare nel paddock della MotoGP. Stavolta non più da addetto ai lavori, ma in visita.
Fresco della prima vittoria in Formula 1 della sua Alpine, grazie ad Esteban Ocon nel Gran Premio d’Ungheria, il manager lecchese ha deciso di ritornare a respirare l’aria del suo vecchio mondo. E lo ha fatto proprio nei giorni in cui Valentino Rossi, il suo ex pupillo, ha annunciato il suo addio alle corse.
Davide Brivio e Valentino Rossi, accoppiata fenomenale
Il momento ideale per ripercorrere un legame davvero speciale: “Devo tutto a Valentino”, riconosce Brivio ai microfoni del Corriere dello Sport. “Quello che ho fatto nella mia carriera, nel mio lavoro, l’ho ottenuto grazie a lui. Io ero in Yamaha, lui alla Honda. Ci siamo uniti e abbiamo trionfato insieme. Abbiamo vinto quattro titoli, ma soprattutto ho imparato molto da lui. Ha cambiato la mentalità della Yamaha, l’approccio alle competizioni. Mi ha insegnato la differenza tra andare in pista per cercare di fare bene e farlo per vincere”.
Fu proprio Davide a riuscire a portare Valentino Rossi dalla Honda, con cui aveva debuttato in classe regina e vinto i suoi primi Mondiali, alla Casa dei Diapason: “Era giugno 2003”, racconta, “ad ogni weekend di gara dovevamo trovarci per parlare dei dettagli del contratto, ma non potevamo farci vedere. Una volta, a Brno, siamo andati alle dieci di sera alla clinica mobile, ma ad un certo punto abbiamo visto le luci di uno scooter e io e Lin (Jarvis, il team principal, ndr) ci siamo buttati sotto il tavolo per nasconderci. Un’altra volta abbiamo portato Vale nel box a mezzanotte: voleva vedere la moto”.
Alla fine quel clamoroso matrimonio si fece. E fu vincente fin da subito: fin dal Gran Premio di debutto, l’ormai leggendaria Welkom 2004. “Quella fu la Gara, con la G maiuscola, perché con Biaggi c’era una grande rivalità”, spiega l’allora team manager. “Due anni prima, a moto invertite, sia Max che tutti gli altri sostenevano che Valentino vinceva perché guidava una Honda. Ma lui me lo disse già mesi prima, quando firmò il contratto: guarda, Davide, che vengo per vincere già la prima gara”.
Un campione che ha segnato un’epoca
Per Brivio fu il decollo di una storia agonistica che lo ha portato poi a conquistare il titolo mondiale in MotoGP anche con la Suzuki grazie a Joan Mir, nella passata stagione. E, oggi, nelle quattro ruote: “Personalmente, da quel momento, la mia carriera ha avuto un grande sviluppo”, spiega. “La Suzuki mi ha chiamato per quello che ho vinto con Valentino, pensavano che avrei potuto riprodurlo da loro. E lo stesso è avvenuto con la Alpine. Se sono in Formula 1 lo devo a Valentino”.
Per questo, per lui, Valentino Rossi non potrà mai essere un pilota come gli altri: “Lui è un grande ambasciatore e una fonte d’ispirazione per tanti colleghi. La maggior parte dei piloti di adesso sono nati quando lui già era in pista e vinceva. Lascia un’enorme eredità, con tanti piloti forti cresciuti con l’idea di imitarlo”.
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