Il GP di Stiria è stato forse il primo in cui si è visto quanto manchi un vero protagonista in questa MotoGP. Senza Rossi e il vero Marquez, dietro cosa c’è?
L’ultimo weekend in Stiria ha aperto l’ultima parte della stagione 2021. Un fine settimana storico, che ha sancito l’addio a fine anno di Valentino Rossi alla MotoGP. Il Dottore continuerà a correre sulle 4 ruote, ma sta di fatto che la sua storia su due ruote si chiuderà a breve. Ed è un colpo vero al Motomondiale, che perde di fatto il pilota più iconico, quello che ha reso le moto un fenomeno globale.
L’annuncio di Rossi era nell’aria. Lo aveva promesso che avrebbe deciso dopo la pausa estiva e così ha fatto. Ma anche se tanti (o forse tutti) si aspettavano un addio, la verità è che l’annuncio del campione di Tavullia ha creato non solo grande emozione, ma anche un grande vuoto.
La MotoGP deve tanto a Rossi, al suo carisma, alle sue imprese in pista. Ed è vero che andrà avanti anche senza di lui, come sempre ha fatto d’altronde quando ha detto basta un suo campione. Ma stavolta sembra diverso. Perché con l’addio di Rossi, la MotoGP dice addio a un faro che illuminava il suo mondo, in pista e fuori. E oggi non c’è un vero erede. Qualcuno che possa smuovere le folle, che sappia unire ma anche dividere, che sappia emozionare e divertire al tempo stesso.
Sarà stata la gara con pochi sorpassi, senza grossi acuti o duelli all’ultima staccata, ma in Stiria è andato in scena il primo antipasto di quello che potrebbe essere la MotoGP nel post-Rossi. Un Motomondiale in cerca d’autore, di quelli forti.
La realtà è che negli anni scorsi ci hanno pensato Andrea Dovizioso e Marc Marquez a creare lo show, a modo loro, e anche con un certo successo. L’addio (momentaneo?) del primo e il lento e difficoltoso recupero del secondo dal terribile infortunio dello scorso anno hanno praticamente lasciato un vuoto che, con l’addio di Rossi, sarà ancora più profondo. Insomma senza il vero Marquez non ci si diverte.
Ma la realtà è che manca anche un talento che riesca a sua volta a creare spettacolo. Fabio Quartararo? Può farcela, ha la stoffa del campione, ma bisogna dargli tempo. Così come a Pecco Bagnaia o Franco Morbidelli. Oppure lo stesso Jorge Martin, trionfatore in mezzo alle montagne austriache. Per ora hanno sì corso bene, vinto anche, ma non hanno smosso quelle emozioni che campioni come Rossi, Marquez, Stoner o Lorenzo hanno saputo dare.
Una nidiata di nuovi campioni che speriamo sbocci in fretta e che sappia colmare quel vuoto che ci stiamo apprestando a vivere. La MotoGP ne ha bisogno, ne ha bisogno il pubblico.
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