Irruento, testardo, a volte scorbutico, ma anche molto simpatico. Tutto questo è Nelson Piquet, che oggi compie gli anni
Un pilota che amavi o odiavi. Irruento quanto calcolatore in pista, scorbutico quanto simpatico nel privato. Nelson Piquet, che oggi compie 69 anni, è stato uno dei piloti di F1 più talentuosi.
Gli esordi di Piquet e lo sbarco in F1
Nato a Rio de Janeiro, Piquet trascorse la sua infanzia nella nuova capitale Brasilia per via dell’attività politica del padre, medico, che divenne ministro della sanità nel governo di João Goulart. Il padre, che era stato campione regionale di tennis, cercò di trasmettere questa passione al figlio. Che a 12 anni lo portò ad essere uno dei tennisti brasiliani junior più promettenti. Ma la passione per i motori era troppo forte. E grazie a tre amici acquistò un kart e cominciò a correre. E non smise più.
Il padre però era contrario, ma morì nel 1974. E lui cominciò a fare sul serio. Piquet prima partecipò alle gare di Formula Super Vee, vincendo il campionato brasiliano nel 1976. Poi si traferì in Italia e partecipò al campionato europeo di Formula 3, vincendo due gare e arrivando terzo nella classifica finale. Nel 1978 passò alla F3 inglese, aggiudicandosi il campionato British Petroleum e arrivò secondo nel Vandervell. Un bel biglietto a visita, prima di approdare finalmente in F1.
La svolta in Brabham
Piquet esordì in Formula 1 nel Gran Premio di Germania del 1978, alla guida di una Ensign-Ford N177 MN. Ma durante il weekend del Gran Premio d’Italia riuscì nel colpaccio, ottenendo un contratto con la Brabham, anche grazie all’appoggio del suo sponsor, la Parmalat.
Debuttò al volante della Brabham-Alfa Romeo nel 1979 accanto a un mostro sacro come Niki Lauda. Ma non sfigurò, anzi: Piquet si rivelò come pilota di grandi doti e in breve tempo fu in grado di competere con l’austriaco. Il 1980 fu l’anno della consacrazione. Sin dal Gran Premio di apertura in Argentina in cui salì per la prima volta sul podio, arrivando secondo dietro ad Alan Jones. Vinse la sua prima gara negli Stati Uniti, a Long Beach. Lottò fino alla fine per il titolo ma ad avere la meglio fu proprio Jones, su una Williams quell’anno imbattibile.
Ma poco o male, perché nel 1981 arrivò il primo titolo. Una grande rimonta che cominciò con la vittoria al Gran Premio di Germania, per poi arrivare all’ultima gara della stagione, il Gran Premio che si svolgeva nel parcheggio del Caesars Palace a Las Vegas, ad un punto dietro Reutemann. Piquet giunse quinto in quella corsa, ottenendo i 2 punti necessari per la conquista del titolo, mentre il rivale argentino chiuse solo ottavo a causa di problemi alle gomme.
Anno sfortunato il 1982, con il passaggio della Brabham ai motori BMW che non permise al campione brasiliano di esprimersi al meglio. Lo si ricorda soltanto per la rissa al GP di Germania, quando prese a pugni a bordo pista Eliseo Salazar, dopo che il pilota cileno lo buttò fuori pista mentre era primo. Poi. Nel 1983, ancora un titolo in rimonta, con la zampata decisiva a tre gare dal termine, con i due successi di Piquet a Monza e Brands Hatch ed il podio in Sudafrica.
L’incidente di Monza e l’ultimo titolo
Nel 1986 approdò invece alla Williams, dove però si scontrò con l’astro nascente Nigel Mansell, che divenne ben presto il preferito del team inglese. L’anno dopo poi l’incidente che lo cambiò completamente: durante le prove del Gran Premio di San Marino ad Imola, il brasiliano uscì di pista nel punto più pericoloso del tracciato, alla famigerata curva del Tamburello a 280 Km/h.
L’impatto fu violentissimo, Piquet ne uscì indenne ma lo segnò profondamente dal punto di vista psicologico, lasciando in lui strascichi che gli impedirono di proseguire in modo regolare la stagione. Ma alla fine portò a casa il titolo. Negli ultimi anni le esperienze in Lotus e Benetton, con sole tre vittorie con quest’ultima, prima del ritiro nel 1991. Almeno dalal F1, perché poi tentò l’avventura in America in Formula Indy, ma senza successo.
Oggi Nelson Piquet è un tranquillo e stimato uomo d’affari. Passa la maggior parte del suo tempo a Brasilia, dove ha molti interessi commerciali con l’Autotrac, una società che produce antifurti satellitari in Sudamerica.
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