La Ferrari ha speso cifre pazzesche per piloti di punta in questi ultimi anni, ma senza vincere il Mondiale. La spiegazione di Mattia Binotto
2,5 miliardi in otto anni. È la cifra (mostruosa) che la Ferrari ha investito, ma verrebbe da dire gettato alle ortiche, dal 2014 ad oggi. Solo per pagare gli ingaggi di piloti di primissimo piano, che però non sono stati in grado di riportarla al titolo mondiale.
Le cifre le mette in fila la Gazzetta dello Sport di oggi. Fernando Alonso prima e Sebastian Vettel poi sono costati trenta milioni all’anno (addirittura trentasei nell’ultimo biennio del tedesco), pagati dallo sponsor principale Philip Morris. Kimi Raikkonen ha percepito uno stipendio in calo: prima 15, poi 10 e poi 8 milioni a stagione.
Infine è arrivato Charles Leclerc, che dai due milioni della sua annata di debutto è salito fino a dodici e oggi a quindici milioni, contro gli otto del suo nuovo compagno di squadra Carlos Sainz. Insomma, seppure tali spese siano state coperte in parte dagli sponsor e dagli incassi del patto della Concordia, resta un bilancio mostruoso, per una squadra che non è riuscita a puntare al bersaglio grosso. Il team principal Mattia Binotto, però, cerca alibi per i suoi.
“Detto che non siamo stati, nell’ultimo decennio, il team con più risorse, dobbiamo renderci conto che per costruire un ciclo vincente non esiste la bacchetta magica”, ha spiegato sempre ai microfoni della Rosea. “Servono tempo e stabilità: fu così per la Ferrari di Schumacher e lo è stato per la Red Bull di Vettel e per la Mercedes di Hamilton. Noi stiamo mettendo insieme tutti gli elementi e siamo convinti di essere sulla strada giusta”.
Nonostante il budget notevole, dunque, la Ferrari ha subìto la superiorità dei rivali: “Bisogna dare atto alla Mercedes di avere svolto un grande lavoro, nella preparazione e nello sviluppo, grazie anche ai mezzi dispiegati e a una programmazione di lungo periodo”, riconosce l’ingegnere italo-svizzero. “Tutti gli altri, noi compresi, abbiamo accumulato un distacco che è stato pressoché impossibile colmare”.
Negli ultimi anni sono poi arrivate ulteriori battute d’arresto di natura tecnica: “Nel 2017 abbiamo interpretato meglio di tutti i nuovi regolamenti”, racconta Binotto. “Siamo cresciuti ancora nel 2018, ma nel 2019 abbiamo fatto forse un salto troppo ambizioso. In ogni caso, conquistammo tre vittorie e nove pole, finendo secondi nel campionato. Nel 2020 ci sono stati dei chiarimenti regolamentari sui motori che hanno avuto un impatto molto importante su di noi e poi, a causa del congelamento imposto dal Covid, non abbiamo potuto correggere quelle debolezze della vettura emerse al suo debutto”.
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