Valentino Rossi sta per ritirarsi, ma lascerà comunque dietro di sé un lascito che rimarrà ancora per molti anni nel Motomondiale
Si avvicina il fatidico e tanto a lungo rinviato momento in cui Valentino Rossi appenderà il casco al chiodo e si ritirerà dal Motomondiale, al termine di questo campionato.
Ma c’è un’eredità che lascia al mondo delle due ruote e che continuerà a vivere anche molto oltre il suo abbandono alle corse. Porta i nomi di Franco Morbidelli, di Pecco Bagnaia, di Luca Marini, di Marco Bezzecchi, di Celestino Vietti…
Sono i suoi allievi della VR46 Riders Academy: un’intera generazione di piloti italiani giovani, talentuosi e promettenti. Che il Dottore ha contribuito a scoprire, a svezzare, ad allevare e a lanciare nel motociclismo che conta.
E che sono pronti a raccogliere il suo testimone per continuare a correre e, si spera, a vincere. Anche un po’ nel nome del fenomeno di Tavullia. Vale non nasconde la sua soddisfazione per ciò che è riuscito a costruire.
Valentino Rossi “orgoglioso” della sua VR46 Academy
“Sono molto orgoglioso di questo”, ammette ai microfoni della televisione inglese Bt Sports, nel corso della lunga intervista concessa a margine del Gran Premio di Gran Bretagna a Silverstone. “A fine stagione, quando avrò smesso di correre, sarà come se una parte di me resterà in MotoGP“.
A questi ragazzi emergenti Rossi ha insegnato molto, dal punto di vista agonistico ma anche umano. “Loro adesso sono dei veri atleti, per come vivono la giornata: sanno benissimo quello che fanno, quello che mangiano, come dormono”, spiega. “E questo cambia molto le cose anche quando salgono in moto, perché vanno più forte, sono migliori”.
Ne manca solo uno all’appello: Marco Simoncelli. Che era il primo individuato dal nove volte iridato come suo erede e preso sotto la sua ala protettrice. “Un vero disastro, una cosa veramente orribile, anche per il modo in cui è successo tutto. È stato un grandissimo peccato”, è il ricordo triste e toccante del numero 46.
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