In Olanda Leclerc e Sainz doppiati, ma Binotto rimane comunque soddisfatto in chiave terzo posto costruttori. Ma può piacere questa Ferrari?
Un quinto e un settimo posto per Charles Leclerc e Carlos Sainz Jr. in Olanda. La Ferrari ha vissuto un altro weekend nell’anonimato, seppur con qualche aspetto positivo. Ma è proprio questo quello che preoccupa. Il fatto che certe prestazioni, certi risultati, siano diventati la routine e ci si “accontenti” anche di essere tra i migliori dell'”altra” concorrenza.
Che la stagione 2021 per la Ferrari sarebbe stata di transizione lo si sapeva. Migliorare solo in qualche aspetto la disastrosa SF1000 era possibile, ma i miracoli nella F1 odierna non sono ammessi. Il distacco con Mercedes e Red Bull c’è, ma si sperava in un passo in avanti più deciso. Invece, dopo qualche lampo iniziale, la Rossa è tornata a vivere weekend senza acuti.
Quello che preoccupa è il divario che via via è andato ad aumentare con le vetture migliori. A Spa, come in Francia, si è tornati a vivere gli incubi del 2020, con vetture poco performanti non solo a causa dei cavalli di differenza ma anche per una incapacità di sfruttare le gomme ormai atavica. E a Zandvoort riecco ripresentarsi lo stesso problema, con una Ferrari buona sul giro secco ma in gara a una vita da chi vorresti in teoria riprendere a breve.
Leclerc e Sainz doppiati, scontenti, mentre dal box rimane comunque un pizzico di soddisfazione. E questo è il copione che ormai va avanti da inizio anno.
“Complessivamente do una lettura positiva del weekend. Per noi questa pista presentava la grande insidia dell’usura delle gomme, perché per l’energia trasmessa queste curve assomigliano a quelle del Paul Ricard ed il rischio di ritrovarsi in una situazione simile perdendo terreno dalla posizione di partenza era elevato. In generale siamo contenti, con i piloti ci eravamo detti di non prenderci rischi e di portare a casa punti necessari per la classifica costruttori“. Questa la lettura fatta dal team principal Mattia Binotto al termine della gara olandese. Una visione, questa, che ricalca praticamente quanto già visto per tutto il 2021.
Parole che hanno lasciato perplessi i tifosi Ferrari, che da anni ormai vivono una situazione desolante, con mancanza di risultati cronica. A preoccupare è proprio l’accontentarsi di una delle scuderie più gloriose e vincenti della storia della F1 di risultati modesti. “La giudico dunque una gara positiva perché molto solida, abbiamo anche cercato di spingere Gasly al pit-stop fingendo le soste, infatti lui era rientrato finendo dietro ad Alonso, ed a fine gara abbiamo provato a metterlo sotto pressione. Il team ha lavorato bene nei limiti della vettura di oggi”, ha detto Binotto, conscio dunque di una vettura non all’altezza. Ma può bastare? No.
La Ferrari non può accontentarsi del terzo posto in classifica costruttori e viaggiare a una vita da chi invece lotta per la vittoria. Non è questa la Ferrari che vogliono i tifosi, non è questa la storia che merita la scuderia. Oggi ci si accontenta di poco, delle briciole lasciate dagli altri. Ma non può essere questa la filosofia della “ripartenza”. Serve più grinta, cattiveria agonistica, più autocritica. E invece è propri oquesta mancanza di verve a preoccupare i tifosi.
Il 2022, a detta della Ferrari, sarà la grande occasione di riscatto. Ma è così da ormai tanti, troppi anni. E ogni volta è arrivata la delusione. Il timore che rimanga tutto così, invariato, deve preoccupare non solo i fan della Rossa ma tutto il Circus. Perché una F1 senza una delle sue icone lì davanti a lottare non fa bene a questo sport. A Monza ora, davanti ai tifosi italiani, il rischio di un’altra debacle è forte. E dovesse capitare, basta con certe giustificazioni. La Ferrari non può e non deve essere questa. Ed è ora che si comincia cambiare registro, in pista come ai box, con i fatti e anche con le parole.
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