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Formula 1

Quando Schumacher eguagliò Senna a Monza. E scoppiò a piangere

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Oscar Slaifer

Una vittoria chiave per Schumacher 21 anni fa nel GP d’Italia. E il tedesco, a fine gara, si lasciò andare in un pianto che commosse tutti

Michael Schumacher nel 2000, anno del suo primo titolo in Ferrari (Foto Mark Thompson / Allsport / Getty Images)

10 settembre 2000, una data che rimarrà chiave nella storia di Michael Schumacher, un evento che tanti tifosi del tedesco e soprattutto della Ferrari ricordano con grande piacere. In quel giorno a Monza, Schumi vinse il GP, mettendo un altro tassello verso la cavalcata che lo porterà a vincere il suo primo titolo con la Rossa. Ma soprattutto raggiunse come numero di vittorie un altro mostro sacro come Ayrton Senna.

Monza, un GP dai mille significati per Schumi

Per Schumacher il 2000 era l’anno della svolta. La stampa tedesca, dopo aver perso i Mondiali ’97 e ’98 all’ultima gara e un ’99 condizionato dall’incidente di Silverstone, aveva messo sotto pressione il pilota della Ferrari. Inoltre anche la Rossa era nel mirino, per non riuscire a supportare con macchine all’altezza l’idolo di casa.

La stagione viveva di un testa a testa emozionante con Mika Hakkinen, ma Schumi, nonostante le vittorie, aveva inanellato anche diversi ritiri, oltre ad aver subito qualche settimana prima uno dei sorpassi più belli dal rivale finlandese. A Monza gli occhi erano dunque puntati tutti su di lui. Era il momento di far vedere che era lui il re e che non avrebbe capitolato di nuovo. Inoltre con una vittoria nel GP d’Italia avrebbe raggiunto anche Senna in un record particolare. E il tedesco a quel record ma soprattutto a quel pilota era legato in maniera molto forte.

Prima la tragedia, poi le lacrime per Schumacher

A Monza però le cose si misero subito male. Subito dopo il via un incidente terribile, che vide coinvolti Frentzen, Barrichello, Coulthard e De La Rosa, oltre a Zonta ed Herbert. La ruota di Frentzen decollò paurosamente e travolse a bordo pista il pompiere trentino Paolo Gislimberti, uno dei tanti volontari della società che effettua il servizio a Monza e a Imola, gli stessi che anni prima avevano salvato Gerhard Berger dalle fiamme della Ferrari. L’uomo morirà poco dopo in ospedale.

Lo spettacolo della F1 però non si fermò. Dopo diversi giri in regime di safety car, la gara ripartì con Schumacher davanti a tutti. Il ferrarista, dopo il pit-stop, mantenne il vantaggio su Hakkinen, chiudendo davanti a lui e al fratello Ralf. Un successo importante per il tedesco della Ferrari, che così portò a sole due lunghezze lo svantaggio dal rivale in classifica.

“Se uno, dopo la gara, ha un momento per fermarsi e pensare un po’ capisce subito che se una vittoria significa per me qualcosa, allora questa di Monza è la più importante perché ci rimette sulla strada di un campionato che vogliamo vincere”, disse Schumacher dopo la corsa. Ma in conferenza stampa, davanti alla tv, il tedesco non pronunciò se non qualche parola.

“Michael, hai raggiunto le 41 vittorie di Ayrton Senna, significa molto per te?”, disse l’intervistatore. “Sì significa molto per me…”, rispose Schumi, che poi si lasciò andare in un pianto in mondovisione che commosse tutti. Il tedesco di ghiaccio si era sciolto come mai era accaduto.

L’importante accostamento al talento brasiliano, un traguardo individuale maestoso, ben 41 vittorie, toccarono le corde dei sentimenti del pilota della Rossa. Häkkinen, rivale ma anche amico vero, lo consolò, non il fratello. Un’immagine che resterà per sempre nel cuore dei tifosi della Ferrari e di Schumacher. Che qualche mese dopo entrò nella leggenda.

Schumi al muretto box Ferrari (Foto Clive Mason / Allsport / Getty Images)

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