Col primo successo centrato lo scorso weekend, Bagnaia ora può puntare più in alto. A Misano servirà la conferma
Un successo che sa di liberazione quello di Pecco Bagnaia ad Aragon. Il talento torinese infatti ha finalmente centrato la prima vittoria in MotoGP. E sappiamo quanto questo “sbloccarsi” possa essere fondamentale nella carriera di un pilota. E se poi è uno di talento come lui, lo è ancor di più.
Bagnaia, una carriera da predestinato
Che sia una talento è fuor di dubbio. Lo dice chi corre con (e contro) di lui, lo dicono i numeri. Dopo un quarto posto in Moto3 nel 2016, in Moto2 ci ha messo due stagioni per centrare il Mondiale, dominato tra l’altro dall’inizio alla fine.
Il passaggio in MotoGP, su una Ducati per giunta, non è stato dei più semplici, ma con piccoli quanto inesorabili passi costanti in avanti ha conquistato tutti. Col team Pramac, dopo una prima stagione con diversi lampi ma ancora poca costanza, lo scorso anno ha evidenziato progressi importanti, con la gara di Misano 2 che lo poteva già portare più in alto di tutti, se poi non fosse incappato in una banale caduta.
Certo, la vicinanza con un altro talento come Jack Miller, sostenuto da tempo dai vertici Ducati, non è stata semplice, ma Bagnaia ha saputo costruire, mattone dopo mattone, fiducia attorno a sè. E la chiamata insieme all’australiano nel team Ducati ufficiale non è arrivata per caso.
Trovato il successo che può sbloccarlo
L’inizio di stagione è stato davvero promettente, tanto che lo stesso Miller è stato sorpreso dalla velocità e consistenza di Bagnaia. I podi, la vetta del Mondiale, gli elogi di tutto l’ambiente, hanno lanciato Pecco in orbita. E si sa, quando poi le cose non vanno, la caduta fa sempre rumore.
Le vittorie del compagno di box, le prestazioni non ottimali della Ducati nel cuore della stagione, hanno inciso però sul morale del piemontese. Dopo il ritiro al Mugello, quattro gare lontano dal podio prima del secondo posto in Austria. E dopo il passo falso inglese, rieccolo prepotentemente lì in alto, dove meritava. Un successo ad Aragon che lo ha liberto di un fardello che si stava facendo pesante. E lo ha fatto nel migliore dei modi, con un weekend autorevole, da grande, con prove dominate e una gara condotta con una maturità fuori dal normale.
Ora la strada non è più così in salita. Ma per renderla davvero così servirà un ulteriore scatto in avanti. Servirà una costanza di rendimento importante. Il Mondiale? Sembra ormai andato, la verità è questa. 53 punti da recuperare a Fabio Quartararo sono un’enormità. Se poi ci mettiamo che il francese raramente stecca, e ad Aragon si è giocato uno di questi jolly, sarà dura fare meglio del secondo posto iridato. Ma la MotoGP insegna che mai dire mai.
Di sicuro Misano può essere la prima prova del nove, perché qui ha sempre fatto bene, ci sono i suoi tifosi e ha anche un conto in sospeso con la seconda gara del 2020, persa davvero per una banalità. Il fatto poi che ci tornerà tra un mese a Misano può favorirlo. Servirà qualcosa di più in Texas, così come nei restanti appuntamenti, visto che non ha mai brillato nei circuiti restanti. Ma se vuole fare il salto di qualità, è necessario che metta le basi già ora. Per sognare poi un 2022 da protagonista assoluto.
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