C’è un passaggio su tutti della carriera di Valentino Rossi che, riguardando indietro, lui stesso definisce come un’autentica “pazzia”
Ora che si avvicina inesorabilmente, a larghi passi, il momento del ritiro dalla MotoGP, per Valentino Rossi è giunto il tempo dei bilanci e delle riflessioni sulla sua lunga e impareggiabile carriera.
Riguardandosi indietro, il Dottore ricorda tanti momenti di soddisfazione, qualche comprensibile delusione. Ma anche qualche svolta inattesa, qualche scelta frutto dell’incoscienza giovanile che oggi, forse, non avrebbe più il coraggio di ripetere.
Una su tutti? L’addio alla Honda nel 2003: la Casa con la quale aveva debuttato in classe regina e vinto gli ultimi tre titoli mondiali consecutivi. Abbandonare quella che all’epoca era la moto da battere per passare alla Yamaha, sotto molti aspetti, assomigliava ad un suicidio. E lui stesso ne è più che consapevole, ad anni di distanza.
“È stata una decisione pazza, perché per poter lasciare la Honda dovevi essere fuori di testa”, racconta oggi il fenomeno di Tavullia, nel corso di una lunga intervista concessa ai microfoni di Dazn Spagna. “Infatti, quando ci ripenso ora mi dico che ero impazzito. Ma avevo anche molta fiducia in me stesso, e inoltre non sopportavo i commenti di chi diceva che stavo vincendo solo perché guidavo la moto migliore. Quando ero in pista mi sentivo il pilota più veloce. Così ho potuto vendicarmi e dimostrare di poter vincere anche su un’altra moto”.
I risultati gli diedero ragione: il nove volte campione del mondo riuscì a trionfare già alla sua prima uscita con la M1, quel Gran Premio di Welkom che lui stesso ha definito “il suo successo più bello”. “A essere sincero non mi aspettavo di conquistare già la prima gara, fu totalmente inaspettato”, ammette.
Una scelta, forse altrettanto folle, che invece Valentino Rossi non si è sentito di prendere, pur arrivandoci molto vicino, qualche anno più tardi, è stata quella di passare dalla MotoGP alla F1, con la Ferrari: “Questo era il programma per il 2006”, confessa. “Sono andato a casa di Montezemolo e stavamo cercando un modo per realizzarlo. Era un’idea interessante, ma sinceramente non ero preparato a smettere di correre con la moto. Sapevo che avrei potuto vincere ancora altri Mondiali e non sentivo che quello fosse il momento giusto”.
Nessun ripensamento, invece, il numero 46 lo manifesta per quanto riguarda la decisione di appendere il casco al chiodo con queste tempistiche: “Anche nel 2006 e nel 2007, quindici anni fa, mi dicevano che fosse il momento di ritirarmi. Ma non ho lasciato le moto proprio per non avere alcun rimpianto guardandomi indietro”, conclude.
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