Malgrado la volontà della F1 di proseguire con la Sprint Qualifying, il paddock non sembra particolarmente convinto.
L’evidenza dei fatti non basta. Nonostante il mini GP del sabato, finora, non sia piaciuta né ai tifosi, né tantomeno ai protagonisti, il Circus andrà avanti per quella strada. Lo ha detto chiaro e tondo anche il CEO Stefano Domenicali. Nolenti o dolenti nel 2022 avremo almeno 6 Sprint Qualifying.
Perché alla luce dell’insuccesso si insista a proseguire non è chiaro, di certo pare essere opinione condivisa che quei 100 km di gara in più non aggiungano nulla allo sport e che al contrario siano alquanto noiosi.
Il pensiero del boss Mercedes
La mancanza di sorpassi e azione, nonché i rischi inutili corsi dai team stanno creando palesi perplessità. Tra i meno convinti della nuova formula il responsabile della Stella Toto Wolff, secondo cui genera soltanto confusione.
“Personalmente non riesco neppure più a capire quale sessione sia quando”, ha affermato a Motorsport.com. “Dunque se parliamo del sistema adottato oggi non vedo benefici. Ci sono troppo pochi punti in palio e il pericolo di compromettere la domenica è alto”.
Ma siccome non è giusto stroncare da subito una novità che, ovviamente, ha bisogno di rodaggio e di essere interiorizzata, il manager austriaco si è detto favorevole alla terza prova che, salvo imprevisti legati alla pandemia, dovrebbe tenersi ad Interlagos il prossimo novembre.
“In Brasile faremo un altro tentativo. Lì vedremo se cambia qualcosa. Per quanto mi riguarda è stato positivo sperimentare, ma secondo il nostro box non è né carne, né pesce. In sintesi, è stato giusto verificare un’evoluzione del format in uso, ma non sono sicuro che passare a quello nuovo sia la scelta vincente”, ha ben argomentato.
In effetti ci sono diversi elementi da rivedere. Tutto è stato creato per animare il venerdì. E forse questo obiettivo è centrato. Ma il turno di libere del sabato mattina è poco comprensibile, la corsa successiva anonima, e chi conquista la pole perde automaticamente di significato.
Chiara Rainis