Compie oggi 46 anni Juan Pablo Montoya, che a inizio degli anni Duemila ingaggiò un duello molto duro con Michael Schumacher
Compie oggi, 20 settembre, 46 anni Juan Pablo Montoya, uno dei piloti più talentuosi visti in F1 ad inizio degli anni 2000.
Il debutto del colombiano nel Circus arrivò nel 2001, dopo il successo avuto negli Usa. Nel 1999 infatti Montoya conquistò il Mondiale nella Formula CART al primo tentativo, a 24 anni, e nel 2000 arrivò la consacrazione con il trionfo nella 500 Miglia di Indianapolis. Biglietti da visita importanti, che lo proiettarono in F1 come outsider di lusso.
In realtà Montoya voleva essere non una meteora ma un protagonista. Memore di quanto accaduto prima di lui a Jacques Villeneuve, il colombiano voleva anche lui vincere nel Circus. E la Williams sembrava essere l’occasione giusta. Non aveva però fatto i conti con Michael Schumacher, fresco campione del mondo con la Ferrari. Il confronto però non lo preoccupava, anzi. Montoya si presentò subito con una manovra che era una sfida aperta al tedesco. In Brasile, terza prova del Mondiale, alla S di Senna superò Schumi subito dopo il rientro della safety car anche grazie a una bella sportellata.
Quello di Interlagos era solo l’inizio di una sfida tra Montoya e Schumacher che però alla fine non premierà affatto il pilota della Williams. In Austria un nuovo confronto duro, con il ferrarista che finì sulla ghiaia, poi però poche soddisfazioni nella sua prima annata in F1. Troppi alti e bassi, con Hockenheim e Indianapolis grandi occasioni buttate con altrettante rotture ella monoposto. La prima vittoria però arrivò al Gran Premio d’Italia, al quale aggiunse 3 pole position e il sesto posto finale in campionato.
Nel 2002 non andò troppo meglio, con Schumi campione già in estate e il colombiano con 7 podi e pole, senza alcun guizzo. L’anno successivo la grande occasione, con due vittorie a Montecarlo e in Germania unite a una serie di piazzamenti che lo tennero in corsa per il titolo sino alle ultime gare. Anche stavolta però fu Schumacher a spuntarla davanti a Kimi Räikkönen, con Montoya che perse gran parte delle proprie possibilità per un contatto con Rubens Barrichello durante il Gran Premio degli Stati Uniti per cui subì una penalizzazione, e di un ritiro per problemi tecnici nell’ultima gara in Giappone.
Dopo un 2004 con il solo squillo del Brasile, nel 2005 arrivò l’ennesima occasione con il passaggio in McLaren. Ma anche qui poche soddisfazioni, tanto che al termine della stagione 2006 fece ritorno mestamente negli Usa.
A partire dal 2007 tornò tra i protagonisti nella serie americana NASCAR con il nuovo team di Chip Ganassi, già suo manager ai tempi della CART. Alternò però questo impegno con la Formula Indy. E i risultati, anche se a sprazzi, arrivarono. Nel curriculum infatti Montoya aggiunse tre 24 Ore di Daytona (2007, 2008, 2013), e nel 2015 il bis a Indianapolis. A seguire qualche GP nella formula IMSA, lo United Sportscar Racing, oltre ad apparizioni alla 24 Ore di Le Mans.
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